Devo essere sincero, mi son rotto i maroni del buonismo e delle teorie. Quando la vita comunitaria soffre di mali e deviazioni, quando il degrado diviene insopportabile, penso che si debbano prendere decisioni anche se non indolori e mirare dritto alla soluzione dei problemi,
Penso anche, tuttavia, che sia un bel dire, e che prima di ogni scelta vengano i valori che le scelte debbono ispirare.
Di valori se ne respirano pochi, di ipocrisia ed egoismo invece ne sono piene le giornate di tutti noi. Fino ad oggi mi sono chiesto, lo ammetto, che senso e soprattutto che utilità possa avere prendere le impronte digitali ai bambini Rom. Ho cercato di non schierarmi e di riflettere. Ragazzi, ho riflettuto e ora vi dico “ch' a mme me pare na strunzat!”.
Insomma,sì, stiamo parlando di bambini. Bambini fanno rima con futuro, speranza. Noi dovremmo lavorare per preparare loro il domani, e cosa facciamo? Per risolvere un problema di criminalità e degrado che ha radici lontane, prendiamo le prime vittime e le schediamo. Sì, partiamo dalle vittime!
Ma teniamo giù ‘ste mani sporche di interessi dai bambini, che non sono loro che hanno creato problemi a noi, ma noi a loro.
C’è un signore, di cognome fa Pontecorvo. Ci vene in mente quel Pontecorvo, Gillo, che non a caso è il suo compianto papà, e non a caso il figlio fa il regista che, acaso stavolta invece, legge un quotidiano e scopre Miloud, quel “pazzo” vestito da clown che a Bucarest, non in Via Condotti a Roma, si è messo in testa di passarci del tempo e fare qualcosa per il futuro dei bambini.