28 ago 2011

Uragano Irene protagonista in tv e sul web

Il reporter di Weather Channel sbeffeggiato
Massima allerta! Dopo la catastrofe dell'uragano Katrina, costata la vita a molte persone e la distruzione di larga parte di New Orleans, questa volta gli americani, a partire da Obama, l'hanno presa davvero sul serio.
L'uragano Irene, proveniente dai Caraibi e destinato a spegnersi nei prissimi giorni in prossimità dell'Islanda, faceva paura.
Massima allerta ed evacuazioni forzate quindi, anche a New York, centro del mondo per le attenzioni meteorologiche di questo weekend.

Come è andata alla fine? New York è stata battuta dal vento impetuoso che ha sradicato piante e fatto danni, è stata allagata, parte di Brooklyn e di Manhattan, per l'esondazioni del fiume che la bagna, balck out, anche una quindicina di vittime nelle diverse zone degli Usa , ma non è stato un colossale disastro.
Sedotti e abbandonati da Irene? :-)
Qualcuno su Twitter durante la mattina di oggi quasi ci scherzava.
Sulle coste atlantiche più di un surfista ha approfittato delle onde per divertoirsi. In città è vista anche una partita di street hockey.
Ma qualcun altro, questa volta in Virginia, si è pure divertito a sbeffeggiare quelli più di tutti sono stati al centro del palcosceno mediatico dedicato all'uragano Irene: "The Weather Channel field crews", i reporter di The Weathe Channel, il canale tv dedicato alle previsioni meteo, grande protagonista mediatico.
Se avete seguito le sue dirette, anche via web, avrete notato che - a parte gli esperti in studio - la il canale americano aveva in strada una serie di serissimi reporter che imtabarrati si sono piantati nel vento e sotto gli scroci di pioggia a raccontare "live" il passaggio delll'uragano: chi in strada, chi in un campo, chi in spiaggia. Con parole e gesti netti e decisi, hanno tenuto alta la tensione.
La tv ancora una volta protagonita.

Nel video sotto qualche esempio concreto delle loro performance...

26 ago 2011

Sciopero dei calciatori? Chissenefrega!

Calcio, troppo denaro
Una enorme cloaca così a cielo aperto che i miasmi arrivano dappertutto ma, stranamente, nessuno pare curarsene.
Questa è la putrida metafora del calcio italiano, ammalato di tutto e capace di rigurgitare rivendicazioni nel momento in cui il paese annaspa in una crisi economica pesantissima.
I calciatori scioperano perchéla loro associazione (AIC) non trova un accordo sul contratto collettivo con la Lega Calcio.
Sapete perché scioperano? Non vogliono gli allenamenti separati (quando un giocatore è fuori rosa; il rischio è che la preparazione e l’immagine, quindi il ricollocamento eventuale in altro club, venga pregiudicato) e non vogliono pagare la tassa di solidarietà per i super-redditi, pretendono il netto e che quindi sia pagata dai club.
E sapete chi sono quelli che scioperano? Ragazzotti poco più che ventenni, gellati, piastrati, velinati e viziati, che “lavorano” giocando allo stesso gioco che facevano in cortile da bambini, e lucrando stipendi e prebende varie che di norma un qualunque impiegato di banca, quindi non il più disperato dei lavoratori, non vedrà in tutta la sua vita. Di questa tassa di solidarietà loro non ne vogliono sapere. Sacrificio enorme! E non vogliono nemmeno pensare allo stress di riguadagnarsi il posto, hanno paura del mobbing. Ma questa puzza tanto di scusa.
Ora intervengono anche la Federazione, il Coni e il Governo, ma niente da fare: la 1ª giornata di andata del campionato 2011-2012 in calendario nei giorni di sabato 27 e domenica 28 agosto 2011 salta per sciopero dei calciatori.
Risposta: ma chissenefrega! Lasciamoli scioperare, lasciamoli a scannarsi con i loro Paperon de Paperonis. Lasciamo che scendano in piazza con i loro striscioni (se qualcuno glieli scrive) e le trombette a scandire l’urlo di indignata protesta.

24 ago 2011

Esami di ammissione: 6 ragazze su 10 ci stanno col prof

Donna merce
Agghiacciante, dovremmo dire, e invece non lo è. E’ banalmente la conseguenza di decenni di mercificazione totale di corpo, sentimenti, valori.
Il sesso è uno strumento, un’arma, e va usata senza troppo pudore quando serve, come grimaldello anche, per aprirsi la strada.

Indagine-shock. E’ quello che emerge dagli esiti di una ricerca promossa da UniversiNet, portale di riferimento per la preparazione ai test di ammissione alle facoltà universitarie italiane.
Il 48% dei candidati ad un posto alle facoltà a numero chiuso è disponibile ad accettare compromessi di vario tipo per ottenere l’obiettivo. In particolare, il 57% delle donne e il 39% dei maschi, che probabilmente non sono meno disinibiti, ma sanno che per loro questa strada nella realtà è assai meno percorribile.
L'esame che certifica il know-how dei diplomati che ambiscono ad entrare all’università è un ostacolo che angoscia. E dei 16.218 ragazzi e ragazze italiane che hanno partecipato alla indagine, le percentuali di aspiranti matricole pronte a vendersi sono sorprendenti.
Alla domanda “E’ più importante studiare o trovare una raccomandazione per i test di ammissione?” l'86% ha risposto che crede nella raccomandazione. Il 35% è disponibile una relazione fisica, il 15% sfrutterebbe il parente professore, il 13% si farebbe spingere dai propri genitori con amicizie determinanti, il 13% da un prete e – incredibile dictu - solo il 12% a un politico (quanto sono scaduti i politici!) e il 19% si iscriverebbe ad un partito politico, il 6% è disponibile a pagare.
Ma il dato eclatante è quel 48% dei giovani disposto a prestazioni intime, dato che solo l’ano passatp era pari al 39%. E di questi, ben il 57% (contro il 45% del 2010) delle ragazze: 6 ragazze su 10 ci starebbero col prof insomma, o chi per lui.

23 ago 2011

Che fine farà Gheddafi?

Guarda su il Colonnello...
Ha i minuti contati ma dalla Libia, con cui i media principali sono in collegamento diretto, non arrivano che informazioni contrastanti.
Intanto, Muammar Gheddafi, dov'è?
Nel suo bunker sotto i bombardamenti degli aerei Nato? In una tenda in mezzo al deserto? All'estero da qualche compiacente capo di stato, magari ad Arcore?

Attendiamo e intanto rispondiamo alla domanda del nostro sondaggio: che fine farà Gheddafi?



Berlusconi e Bossi kaputt... chi colmerà il vuoto politico?

Bossi e Berlusconi...kaputt?
In Italia si sono avvicendati, nell’ultra cinquantennale periodo repubblicano, moltissimi governi, alcuni rimasti in carica pochi mesi.
La tendenza è cambiata e ora ne abbiamo uno che dura da un pezzo e pare essersi blindato quanto basta – dopo l’ultima scilipotiana campagna acquisti – per durare fino a fine legislatura. La maggioranza, dilaniata da beghe interne, regge, il ricatto leghista e la vulnerabilità giudiziaria del premier sono per assurdo la garanzia adeguata.
La stessa pesante crisi economico-finanziaria che ha colpito (non solo) l’Italia, concorre a legittimare il Governo Berlusconi, chi se la sente di farlo cadere proprio ora?
Non fa vacillare il Governo nemmeno la durissima reprimenda pubblica del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pronunciata a Rimini al Meeting di CL:
"La maggioranza dominata dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea ha esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni”.
Il messaggio è durissimo: il Presidente della Repubblica dice in sostanza che il Governo ha ingannato i cittadini su una questione di vitale importanza, se non si dimette dopo questa accusa, Berlusconi non lo farà mai e dobbiamo attendere solo che il cielo lo chiami a sé.
Eppure le condizioni politiche per mandarlo definitivamente a casa ci sono. Roberto Weber, presidente dell’istituto SWG, ha fatto previsioni devastanti per la maggioranza:
"Se si votasse in questo momento, il Pdl non prenderebbe più del 22-25%, mentre la Lega si attesta tra il 7% e il 9%”.
Un terremoto politico-elettorale che si abbatte sul centrodestra. Ma non può stare tranquillo nemmeno il centrosinistra.
I partiti di opposizione tengono perché guardano ai propri serbatoi di consensi e anche perché perdura la chiave anti-berlusconiana (punto sul quale Bossi ci sta mettendo del suo). Il Partito democratico si attesta attorno al 25% e molto probabilmente sarebbe la prima forza in caso di elezioni, anche perché gli scandali come quello di Penati sono molto sfumati”.
Ma che si possa verificare un terremoto politico emerge da un’altra considerazione, la più importante. Il Paese è distantissimo da questa classe politica e ne farebbe volentieri a meno
C’è una grande indecisione e quindi un'ottima possibilità di successo per chi scegliesse di entrare in campo".
Luca Cordero di Montezemolo come anche il Terzo Polo (“…che alle ultime amministrative è andato benissimo nelle città piccole - tra il 14 e il 19% -. Con Montezemolo leader potrebbe arrivare tranquillamente sopra il 20%" dice Roberto Weber).
Ma come anche forze politiche nuove, espressione della società civile, che tuttavia se esistono, paiono non andare oltre ai grillini in questo momento. Con disappunto per i cittadini che vogliono il rinnovamento guardando a sinistra, senza trovare nulla di nuovo, né leader né idee, né piani.

20 ago 2011

Parlamento, ecco i super assenteisti

Dove sono?
17 agosto 2011, il Senato viene convocato per mettere in calendario la sanguinosa è improcrastinabile manovra economica bis di Tremonti e Berlusconi. L'aula è desolantemente vuota. Sono presenti  4 senatori del Pdl, 3 del Pd, 2 dell'Idv e 1 del Terzo Polo.

Guadagnano bene questi signori, godono di infiniti e irritanti privilegi. Ma quanto lavorano?
Alcuni tanto, altri abbastanza. Alcuni molto molto poco. Ciascuno natruralmente avrà i propri motivi.
Sono gli uomini della Lega gli stakanovisti.

Ecco i recordmen dell'assenteismo in Parlamento (dati ad oggi dall'inizio della legislatura relativi alle presenze nelle votazioni elettroniche in Aula; non evidenziate le missioni, dati da L'Espresso):

Deputati - La top 10 degli assenteisti
1) GAGLIONE Antonio (Gr. Misto)    93.37% (8501 su 9105) circ. Puglia
2) GHEDINI Niccolò (PdL) 77.00% (7011 su 9105) circ. Veneto 1
3) TREMAGLIA Mirko (FLI) 76.67% (6981 su 9105) circ. Lombardia 2
4) ANGELUCCI Antonio (PdL) 71.39% (6500 su 9105) circ. Lombardia 2
5) VERDINI Denis (PdL) 70.53% (6422 su 9105) circ. Toscana
6) BERSANI Pier Luigi (PD) 69.52% (6330 su 9105) circ. Emilia-Romagna
7) MERLO Ricardo Antonio (UDC) 67.95% (6187 su 9105) circ. America meridionale

19 ago 2011

Le migliori mete turistiche del mondo

Singita Sabora Tented Camp, Tanzania
Sì... viaggiare, potendoselo permettere, è uno dei piaceri della vita. Specie se si possono frequentare i luoghi incantevoli con le migliori accomodation.
Travel & Leisure ha assegnato i World's Best Awards 2011 alle migliori città, isole, hotel, Spa, crociere, linee aeree, car rental di tutto il mondo così come votati dai lettori della prestigiosa rivista.
Il premio, giunto alla sua sedicesima edizione, tocca anche l'Italia, paese che per storia, opere d'arte e architettoniche, paesaggio, tradizioni locali, cucina etc etc è senza tema di smentita uno dei più dotati e naturalmente vocato al turismo. Vediamo quali tracce d’Italia troviamo nelle classifiche di Travel & Leisure.

Le città. Prima sorpresa, la meta più votata è Bangkok ma seconda e terza sono Firenze e Roma. Avremmo detto anche Venezia, ma la troviamo solo tra le più votate del cluster Europa (dove c’è anche la bellissima Siena).

Le isole. Primo posto per la spettacolare vulcanica Santorini ma – udite udite – c’è la Sicilia al sesto posto, e precede nomi noti del nostro immaginario, come Hawaii e Galapagos. Tra le sole europee, si aggiunge anche Capri (4°).

Gli Hotel. Qui prevalgono le location d’atmosfera dei paesi esotici, al di là della bellezza e dei servizi dell’hotel in sé. Nella classifica vinta dal Singita Grumeti Reserves (Sasakwa Lodge, Sabora Tented Camp, Faru Faru Lodge) del Serengeti National Park in Tanzania, il primo hotel italiano è Hotel Caruso (21°) a Ravello il paese salernitano considerato la terrazza panoramica della Costiera Amalfitana.

18 ago 2011

La grande chance

Luca Cordero di Montezemolo
E’ tempo di crisi economica. Crisi finanziaria ed economica, che sta accompagnando l’estate degli italiani e degli europei, ma forse sarebbe meglio dire del 20% di cittadini mondiali che detengono l’80% delle ricchezze del pianeta: gli altri non la sentono, vivono in una situazione – la povertà, anche assoluta – che rende quasi silenziosi questi passaggi a vuoto della economia mondiale.
Questa crisi, che ci deprime, ci preoccupa, è per assurdo, una grande chance, l’opportunità di aprire ad un grande cambiamento.
Le crisi economiche sono pericolose perché – la storia lo insegna – rischiano di portare ad irrigidimenti della politica, a scontri, guerre, totalitarismi. Le democrazie occidentali sono abbastanza mature per scongiurare questi pericoli?
Non ne sono sicuro, ma la domanda è: sono capaci gli uomini che governano queste democrazie di approfittare della stringente emergenza per ridefinire il perimetro e le regole dell’economie nazionali e sovranazionali?
Guardiamo alla classe politica italiana: la risposta è no! L’economia italiana non si sviluppa ma i suoi fondamentali sono abbastanza solidi, il sistema bancario pare esserlo, quello industriale anche. Quello politico no, è la tarma che nei decenni ha sfilacciato il sistema paese. Dopo lo smantellamento della classe politica della Prima Repubblica, agli uomini di stato che avevano comunque un profilo alto, si sono sostituiti gli attuali parvenu, rincalzi con istinti spartitori e famelici che nella maggior parte dei casi hanno peggiorato la situazione, mancando di un profilo politico e morale adeguato. Oltre che di conclamate capacità nell'amministrare la cosa pubblica (che non è come gestire la fabbrichetta).

Spazzarli via.
Non rimane che prendere atto che questa classe politica va cancellata, dal basso e dall’alto. Nomi nuovi, capacità nuove. Senza preclusioni di sorta. Ma partendo da pochi assunti, onestà, moralità, contegno, capacità amministrativa e soprattutto equità.

17 ago 2011

Il disco in vinile? Non muore mai, anzi, ritorna!

Il giradischi gira ancora
Se avete dei dischi in vinile in casa avete certamente qualche bel ricordo nel cuore. Era l’era analogica, il fruscio provocato dalla puntina nel solco faceva parte del suono, sporcava l’atmosfera: imperfetto, il suono del vinile suonava più sincero.
E suona ancora così, e sempre più. Soppiantato dal CD, a suo volta in declino per via della musica da scaricare, oggi gli appassionati che comprano vinile sono sempre di più.
Le vendite di dischi in vinile  sul mercato britannico salgono: sono incrementate 55% nei primi 6 mesi di quest’anno.
Si tratta di un mercato di nicchia naturalmente: 168.296 pezzi. Il disco più venduto è of ‘King of Limbs’ dei Radiohead (20.771), ben dietro ‘Different Gear Still Speeding’ album di debutto della nuova band Beady Eye's dell’ex cantante degli Oasis Liam Gallagher (dati Entertainment Retailers Association). Ma è il quarto anno di fila che le vendite del vinile crescono in Gran Bretagna.
In USA il vinile sta sperimentando un trend simile.  In sei mesi quest’anno sono stati venduti  1,88 milioni di pezzi, con un incremento del 41.2%.
In entrambe i paesi, comunque, il totale dei dischi in vinile non quota nemmeno l’1,5% del totale. Una nicchia appunto.
In parte per il suono più caldo, in parte gli artwork delle copertine, veri capolavori in alcuni casi, il vinile cattura l’immaginazione degli acquirenti, sebbene costi il doppio di un CD. Il successo del vinile presso gli appassionati (certo non gli acquirenti occasionali di musica) dimostra che se il pack è interessante le potenzialità di vendita ci sono, e che il prodotto dematerializzato, l’mp3 per capirci, non ha lo stesso fascino, è solo molto pratico.

Un po’ di storia e di tecnica. Il grammofono funziona con i dischi in vinile e fu inventato dal tedesco Emilie Berliner nel 1887. I dischi cominciarono ad essere stampati in serie nel 1898
Sul disco in vinile (policarbonato di vinile) le informazioni vengono registrate - su entrambe le facciate - in modo analogico tramite microsolchi a spirale che partono dall’esterno del disco e finiscono  al suo centro.

Investimento più redditizio? Fare il parlamentare!

Parlamentari italiani... ci lanciano un messaggio?
Se pensate di investire le vostre risorse e volete correre pochi rischi, pensate ad un portafoglio ben diversificato, titoli di stato, azioni, obbligazioni, oro e… una legislatura nel Parlamento italiano.
Non ci avevate mai pensato, ma è meglio investire i migliori anni in attività politica e di lobbing, se siete bravi e riuscite a finire in Parlamento è fatta. Non dovrete più lavorare per tutta la vita. La casta è un investimento.
Il diritto al vitalizio per deputati e senatori scatta dopo soli 5 anni di mandato; considerate anche che i contributi da pagare sono minimi e che la pensione è incassabile anche prima del cinquantesimo anno d’età.
In Italia ci sono 2.308 tra ex deputati ed ex senatori che manteniamo tutti i mesi pagando loro pensioni che sfiorano anche i 7000 euro. Aggiunte le reversibilità si arriva a 3.356 vitalizi, che al contribuente costano quasi 200 milioni di euro ogni anno (61 ai senatori e i restanti 138 ai deputati).
Una inchiesta sulla Casta parlamentare dell’Espresso ha pubblicato tutti i loro nomi, ci sono politici di lunga ed onorata carriera, altri meno. Molti nomi sono ai più sconosciuti, altri invece no, eccone alcuni, presi dalla lista.

ABETE GIANCARLO        4277 €, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calci
BENETTON LUCIANO    2345 €, in carica solo due anni per lo scioglimento anticipato della legislatura
BERSANI GIOVANNI    6058 €, tra i fondatori del Movimento Cristiano Lavoratori, vice-presidente delle ACLI, deputato per sei legislature e senatore per una. Fu sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel Governo De Gasperi VII, Membro del Parlamento europeo dal 1960
BERTINOTTI FAUSTO    5305 €

14 ago 2011

Province in fuga! Ecco quelle “speciali” che non si fanno cancellare

Province in fuga...
Si salvi chi può. E chi non può paghi per tutti.
L’Italia non è mai una, mai, c’è sempre qualcuno che fa eccezione, a nord come a sud. Ve l’eravate dimenticato?
Il Governo ha appena annunciato la soppressione delle Province sotto i 300mila abitanti (leggi qui) e a distanza di poche ore i diretti interessati sono già scesi in campo per salvarsi l’ente che gli paga lo stipendio e gli garantisce ampia presa sul territorio. Saranno 37 le Province cancellate? Macchè!

E’ il kmq che conta! Quelle con un territorio di più di 3.000 chilometri quadrati, poverine, non saranno cancellate, grazie ad un cavillo, anche se con una popolazione irrisoria. Eccole: Olbia-Tempio Pausania, Oristano (metà del limite dei 300mila abitanti), Nuoro, Ogliastra, Sondrio, Matera, Siena,  Grosseto e Belluno.

Regioni autonome? Autonomissime! Figuriamoci se le Regioni autonome poteva mangiarsi questa decisione di Roma (ladrona?). Subito si affrettano a tutelare le cose loro, in uno scambio di piaceri tra enti che sarà ripagato prima o poi.
Renzo Tondo, berlusconiano governatore del Friuli, ricorda che la è della sua Regione, autonoma, e non di Roma, sicché le Province di Trieste e Gorizia non verranno abolite, tuttalpiù accorpate. E non abolirà neppure i Comuni sotto i 1.000 abitanti, accorperanno solo i servizi.
E la Sicilia che dice? Il democratico Antonello Cracolici ha ricordato che è la Regione che semmai le abolisce. Il siculo Gianfranco Micciché, -  sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “In questo governo siede tanta gente che non conosce il Paese. Esempio: l'accorpamento delle Province regionali di Enna e Caltanissetta è il risultato "matematico" del criterio adottato dal governo, ma è un risultato aberrante”.
La Sardegna non poteva certo stare alla finestra.  Tutte le Province della Sardegna potrebbero sopravvivere alla soppressione e con esse i comuni sotto i 1.000 abitanti perché l'articolo 3 dello statuto speciale, testo di rango costituzionale mentre il decreto delineato dal Consiglio dei ministri avrà valore di legge ordinaria, attribuisce alla Regione potestà legislativa in materia di ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni, seppure in armonia con la Costituzione. Lo riporta il sito del Corriere della Sera.

Alla fine ne sono rimaste 22 da abolire, che certamente staranno riflettendo a cosa appigliarsi.

Bella testimonianza, questa delle Province, di una classe politica che pare sempre più allo sbando. Un mese fa Pdl e Lega avevano votato “no” alla proposta di Di Pietro di procedere a cancellare questi enti dalla Costituzione. Il Pd si era astenuto, ora, dopo la manovra, cambia idea e propone una alternativa al piano di Tremonti, ovvero, dimezzare le Province.
C’è qualcosa di serio in tutto ciò?

Evadere le tasse: ecco casa pensa davvero Berlusconi

Da Tremonti altre tasse
In nessun Paese civile e democratico l’incoerenza e l’inosservanza delle norme da parte del Primo ministro sono tollerate. Da noi sì.
Ecco la dimostrazione.

Crisi e tasse. La “imprevedibile crisi economica” (parole di Tremonti) che l’Italia sta attraversando e le pressioni della UE (per fortuna) ha portato il Governo condotto da Silvio Berlusconi a varare una drammatica manovra finanziaria correttiva che lascerà il segno nelle tasche di molti cittadini italiani.
Per raggiungere il pareggio di bilancio, il Governo Berlusconi ha accelerato l’aumento della pressione fiscale, contraddicendo uno dei punti sostanziali del suo millantato programma di governo (meno tasse).  Gli effetti della manovra correttiva faranno salire il carico fiscale nel 2013 al 44,3%. Allucinante.
Nella manovra ci sono disposizioni atte a combattere in maniera stringente l’evasione fiscale. Perché, ricordiamolo, le tasse si mettono ma se non sono pagate…

Bravi cittadini. Contestualmente il Ministero delle Economia e delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate hanno lanciato una campagna pubblicitaria per sensibilizzare i contribuenti.
Due i video, uno - l’animazione intitolata “Se”, ricorda che le tasse servono a produrre servizi pubblici (ospedali, scuole, strade, trasporti, parchi…):
“Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti. Con i servizi”.
Altrimenti i servizi peggiorano. Per tutti (e magari fanno prosperare quelli erogati dai privati, riflettiamo…).
Il secondo descrive l’evasore, un parassita che campa sul lavoro degli altri, rubando mezzi a tutta la collettività in quanto non ne sostiene gli oneri.
“Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l’evasione è tuo interesse”.



Pessimi esempi. Bella campagna. Sono sicuro che l’evasione in Italia sia anzitutto un fatto culturale, come la mafia dopotutto, e va combattuta anche su questo piano.
E che sia un fatto culturale lo dimostra l’affermazione comune di chi dice che siccome le tasse sono troppo alte e i servizi dello Stato scadenti allora è giusto evaderle.
In realtà bisognerebbe chiedere conto ai politici e agli amministratori dello sperpero e delle ruberie delle risorse incamerate con le tasse, mandarli a casa e quando è il caso anche in galera.
Ma questa affermazione è la giustificazione del sistema.
Non ci credete? Sentite cosa dice i Capo del governo…




Berlusconi è un parassita? E’ evidente che l’Italia prima di raggiungere lo status di paese civile e democratico deve compiere ancora molti passi.

Mi manda... Bossi, nepotismo in salsa padana

Mi manda...
Bossi è l’astuto politico (italiano, padano?) non esemplare in quanto a buone maniere (non si contano i diti medi alzati oramai) e a coerenza.
La manifestazioni poco educate paiono essere una strategia del politico leghista, dire le cose che “tutti pensano” e così come si dicono al bar fa sembrare la Lega, almeno ad una parte dell’elettorato, un partito schietto e comprensibile e, per i meno sottili d’intelletto, un partito “davvero vicino alla gente”.
In quanto all'incoerenza, ogni fazione politica, in una nazione davvero civile e rispettosa delle sue leggi costitutive, farebbe della incoerenza il motivo per la secca bocciatura di un politico.
In Italia, paese dell’opportunismo e nel quale la furbizia è un valore, questo non solo non accade, ma è anzi premiante. E il premio più grosso in politica fino ad oggi l’ha riscosso Umberto Bossi.

Nepotismo padano? L’argomento più eclatante è il nepotismo dilagante, che affligge anche la Lega.
Ricordiamo un antefatto spiazzante per Bossi, almeno in teoria, ovvero la dichiarazione (Corriere della Sera, 11 novembre 2004 e ripreso in “Inganno Padano, la vera storia della Lega Nord”) della Simonetta Faverio, allora addetta stampa del Carroccio, e che nel tempo scala le vette della Rai:
In un movimento che si propone di fare la rivoluzione non ci può essere posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, i pentriti e i lottizzatori”.
La mia banda suona il rock. Ma è di questi giorni la notizia (Corriete.it del 13 agosto 2011 a firma di Ilaria Morani) che coinvolge una persona vicina al Ministro degli Interni Maroni:
Simona Paudice -  vocalist dei Distretto 51, gruppo musicale dove suona anche il ministro Roberto Maroni, viene assunta in modo secondo alcuni poco trasparente all'ospedale di Treviglio, il direttore dell’azienda è il Cesare Ercole.
Simona Paudice  ha partecipato a un bando di concorso per un posto da coadiutore amministrativo esperto, posti 7, le candidature solamente 23. All'Asl di Bergamo nell'ultimo concorso erano arrivate centinaia di domande. “Nessuno ci aveva avvisato del bando, come invece sempre accade”, dicono alla Cgil.
La Paudice passa la prima selezione, quella che valuta il curriculum, con un punteggio molto basso, 3,842 su un massimo di 20. Ma nello scritto si fa valere e becca 50 punti “per aver risposto eccellentemente alla domanda sulla legge 196 del 2003, in tema di privacy”. Altro assunto sarà anche il giovane autista, Gianluca Barbieri, nato a Broni, paese natale proprio del direttore Ercole. Il ragazzo come punteggio di partenza era quello messo peggio in assoluto: 0,25. Ma all’orale evidentemente grande exploit.

La saga dei Bossi. I libri "La casta" e "Inganno padano" ne raccontano delle belle.
Franco Bossi, ex venditore di autoricambi, fratello del Senatur, diviene portabosrse dell’europarlamentare Matteo Salvini, quello di Radio Padania.
Riccardo Bossi, primogenito del Senatur, fuoricorso, diviene portaborse dell’europarlamentare Francesco Speroni.
E poi Renzo Bossi, ancora figlio del Senatur, secondo le cronache tre volte bocciato alla maturità, viene eletto poco più che 21enne alla carica di consigliere regionale in Lombardia, forte dei più di 12mila voti ricevuti.

E Castelli che fa? 
Un altro caso interessante, che i due autori raccontano, è quello del consulente esperto di cui si avvalse l’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, leghista. Avendo necessità di un esperto in edilizia carceraria, scelse senza battere ciglio l’amico Giuseppe Magni. Ecco il curriculum: artigiano metalmeccanico, grossista in prodotti ittici freschi, congelati e surgelati, deputato per la provincia di Lecco al Parlamento di Chignolo Po (assemblea dei padani). Di carceri ne sapeva qualcosa? No, però l’incarico, rinnovatogli pare ben sette volte, gli fruttò qualcosa come 200mila euro – pagati non dai padani ma dagli italiani, ricordiamocelo - in cambio di relazioni generiche come la Corte dei Conti stabilì poi, condannando il ministro a risarcire lo Stato con più di 98mila euro, data “l’eclatante illegittimità e illiceità del comportamento del ministro”.
La casta, in questo caso il tribunale dei ministri, assolse Castelli.

Non solo padani. Le cronache riportano altri chiacchierati casi, alcuni oggetto anche di denunce, riguardanti altri nomi altisonanti dell’establishment leghista, ad esempio quello di Tosi, sindaco di Verona.
Che sia un malcostume ampiamente diffuso e che questo faccia della classe politica una “casta” non ci sono dubbi.  La gestione clientelare da parte dei politici è vecchia come il mondo ma quel che stona è la posizione che la Lega ha sempre assunto, particolarmente avversa ai comportamenti clientelari di certa classe politica meridionale.

In Valle d'Aosta che succede? Ma, come ricordano Rizzo e Stella nel loro libro “La casta”, tutto il mondo è paese e ad esempio in Val d’Aosta non son da meno. Un cognome ritorna spesso, quello di Caveri: Luciano assessore al Turismo e futuro Governatore regionale della localissima Unione Valdotaine; Alberto avvocato che riceve una commessa per una consulenza legale da 61mila euro. Un altro cognome in voga è quello di Cerise: Alberto è assessore ai Lavori pubblici (Unione Valdotaine), Italo agronomo, Bruno ingegnere, Chantal esperta di beni culturali… tutti, secondo quanto scrivono i due autori, ricevono incarichi dalla Regione.

Tutti bravissimi o un po’ paraculati?

12 ago 2011

Ecco le Province che la "manovra" taglierà

Via enti e amministratori inutili
Le leveranno davvero, dopo averne create a iosa nel cosro degli ultimi anni?
Stiamo parlando delle Province, enti territoriali intermedi di cui sono chiari i costi ma sempre meno l'utilità.
La manovra d'emergenza che il Governo alla frutta di Silvio Berlusconi sta per varare, spinta dai dettami della UE, promette l'eliminazione di tutti gli Enti provinciali che governano un territorio con meno di 300mila abitanti.
Avverrà dalle prossime elezioni e sarà accompagnata dalla fusione dei Comuni sotto i mille abitanti, con sindaco anche assessore, e la riduzione dei componenti i Consigli regionali.
Secondo i dati Istat aggiornati al 1 gennaio 2011, scomparirebbero Enti Provincia di capoluoghi storici come Siena, Trieste, Piacenza, La Spezia.
Ecco l'elenco delle Province che saranno abolite, sono quasi 40:

      Provincia               Popolaz.  Comuni
1    Pistoia                   293.061     22
2    Piacenza                289.875     48
3    Savona                  287.906     69
4    Benevento             287.874     78
5    Siena                      272.638    36

9 ago 2011

Vilipendio allo Stato e vilipendio di Stato

Bossi si esibisce nel pezzo forte del suo repertorio, il dito medio
80 morti ammazzati da un ordigno in una stazione ferroviaria  rimasti senza giustizia dopo decenni sono non solo una ferita nel cuore dei loro parenti ma un mostruoso scempio dei fondamenti democratici del nostro Paese che non ha saputo, o meglio, voluto, fino ad oggi chiudere questa dolorosa parentesi della recente storia repubblicana arrivando alla verità.
Non ha voluto perché i mandanti, più che gli esecutori, sono certamente in vita e probabilmente seduti sugli scranni di importanti istituzioni o ne muovono in qualche modo le fila. Il presidente della associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, nella recente commemorazione, alla quale non ha presenziato (stranamente) alcun ministro – espressione dell’attuale governo di centrodestra presieduto da un premier affiliato alla P2 – ha fatto pesanti riferimenti a questa situazione (che lo Stato sia mandante o spettatore passivo di stragi?) e casualmente uno degli accoliti del primo ministro - Fabio Garagnani (Pdl)  - si è risentito arrivando a dichiarare che per le sue dichiarazioni il presidente della associazione familiari delle vittime della strage va accusato di vilipendio alle istituzioni (violazione dell’articolo 290 del Codice Penale)  e per questo penalmente perseguito.
Ora, le istituzioni sono quelle che anzitutto hanno ritenuto di non farsi rappresentare con le più alte cariche alla commemorazione, peccato morale che sa di vigliaccheria e segnale fin troppo evidente di dissociazione da una parte del paese, quella della gente che subisce.
Inoltre, all’on. Garagnani, che con cotanta solerzia vorrebbe denunciare per vilipendio alle istituzioni, mi domando con che faccia lui possa tutelare quelle stesse istituzioni che sono dileggiate quotidianamente dai suoi alleati di Governo, i padani della Lega Nord, i quali col tricolore si pulirebbero volentieri i fondelli sulla pubblica piazza. All’on. chiediamo di leggere quanto sta scritto all’art 1 dello statuto del Carroccio:
Il Movimento politico denominato Lega Nord  per l’Indipendenza della Padania” costituito da associazioni politiche, ha per finalità il conseguimento della indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana”.
L’art. 5 della Costituzione Italiana sancisce che  la Repubblica è una e indivisibile, domandiamo quindi all’onorevole, così solerte nel minacciare chi si è visto portare via i parenti da una strage le cui indagini hanno patito fior di depistaggi, se chi agisce o proclama di volere agire per creare una altra entità sul territorio della Repubblica (e parla di secessione) sia da perseguire penalmente o da portare al governo come proprio alleato.
Se secondo Garagnani il presidente dell’associazione familiari delle vittime sia da denunciare perché protagonista (si legge sui principali quotidiani) di “atteggiamenti potenzialmente eversivi dell’ordine democratico che mirano a delegittimare i principi fondamentali dello Stato e della democrazia rappresentativa”, mentre i suoi alleati leghisti non lo sono quando auspicano la secessione.
Spieghi l’onorevole perché si è alleato con chi il vilipendio alla Repubblica e ai suo simboli l’ha già attuato ripetutamente. E spieghi questa alleanza in che ‘do ut des’ trova i suoi motivi.
E in ultimo, non si vergogna di un alleato che ha ministri che si rivolgono al Paese mostrando il dito medio un giorno sì e l'altro anche?

8 ago 2011

La Casta, alcuni dati per irritarsi un po’


La Casta è sotto attacco? No, i nostri portafogli sì, e da un bel pezzo
L’idea che quello politico e amministrativo sia un baraccone che in parte è forgiato per attingere risorse e distribuirle a pochi privilegiati opportunisti è sostanziata dai dati. Dati che esprimono oscenità. Il fatto più sconcertante tuttavia non è quanto la casta riesca a finanziarsi attraverso l’erario, quanto semmai la passiva rassegnazione del popolo italiano.

Alcuni dati davvero irritanti
. Quale è l’indennità dei nostri europarlamentari? 149.215 euro (dati del 2005 ma cambia poco; via Il costo della democrazia, di Salvi e Villone). I loro colleghi europei prendo altrettanto? Ovviamente no, stanno tutti dietro ai nostri. I tedeschi hanno una indennità pari a 84.108 euro, i britannici 82.706, i francesi 63.093, gli spagnoli 39.463, gli ungheresi 10.080.
Quanto costano i consiglieri regionali a ciascun cittadino?
Quelli del Veneto 1,29 euro, quelli lombardi 1,06 euro, quelli sardi 7,07 euro, quelli del Trentino AA 10,17 euro e, campioni d’Italia, quelli valdostani 30,24 euro.
Interessante notare che mentre in Lombardia c’è un consigliere ogni 117mila abitanti circa, in Valle d’Aosta ce n’è uno ogni 3.500 abitanti.
Altro dato sorprendente riguarda il numero di dipendenti regionali (o delle province autonome) per abitante. Mentre in Lombardia c’è un dipendente ogni 2.518 abitanti, la media italiana è uno ogni 717, che si ottiene anche contando i dati di Trentino AA (uno ogni 61 abitanti) e di Valle d’Aosta, dove c’è un dipendente ogni 40 abitanti, diciamo che in famiglia tutti ne hanno uno.
La Casta non è fatta solo di parlamentari evidentemente, il sistema delle prebende è vasto e ben rifornito.

Missili, immigrati e Padani

Un barcone di immigrati

Un missile libico cade non distante dal una nave della Marina Militare Italiana che incrocia a 10 miglia dal suolo libico, sul quale gli insorti combattono contro il regime di Gheddafi.
I ministri degli Esteri e della Difesa italiani minimizzano.

Berlusconi, il traditore.
In realtà cosa c’è di strano? Partecipiamo alla coalizione che sta bombardando la Libia, semmai è strano che ad oggi nessuna ritorsione sia stata ancora compiuta da Gheddafi, che forse non ne ha le forze ma certo non ce la risparmierebbe.
Siamo, infatti, il paese dell’ex amico di Gheddafi, il traditore Silvio Berlusconi, fautore del trattato politico-militare con la Libia che impegna il nostro paese a versare 20 miliardi di dollari alla Libia per ben 5 anni. In cambio di cosa?
Dell’impegno della Libia a fermare e fare sparire i flussi di migranti verso le nostre coste, che drammaticamente ora continua, come le cronache riportano quotidianamente.

Padani sì ma con i soldi italiani. Quel trattato fu siglato con il placet della Lega Nord (e messo nel mirino dalle Nazioni Unite che hanno posto 92 quesiti sulle violazioni dei diritti umanitari connessi a quell’accordo), il partito secessionista – almeno a parole – che la sua battaglia contro gli immigrati la fa così pagare all’intero Paese, non alla fantomatica Padania. Con la guerra il trattato salta e i flussi riprendono, la Lega casualmente è contro l’intervento dell’Italia contro la Libia (e non si capisce anche qui come un partito che vuole rappresentare qualche regione possa esprimere le scelte di un paese da cui vorrebbe staccarsi).
Come ci riesce Umberto Bossi, che pesa il 10% dell’elettorato italiano, a condizionare il Governo in modo così pesante?
Con un ricatto, riguardante la giustizia. In cambio infatti la Lega si presta al massacro della magistratura italiana voluta dal capoccia Silvio Berlusconi, che ha un interesse personale a smontarla per difendere se stesso. Da qui le leggi anti giudici e anti processi. Di qui il contraccambio: via libera a leggi xenofobe, omofobe proposte da Bossi & C.