30 nov 2010

Unico, autentico: ciao Mario Monicelli

Mario Monicelli
Unico, autentico. Come uomo e come regista.
Un personaggio forgiatosi nella bellezza dei suoi lavori, maetro della commedia italiana, che ha saputo raccontare l'Italia e l'italiano medio meglio di tanti saggi sociologici.
Al questo personaggio che oggi ci ha lasciati, all'età di 95 anni, sono accostati i più bei nomi del cinema nostrano: Sordi, Mastroianni, Gassman per citarne solo alcuni.
Sue alcune delle pellicole a cui gli italiani sono più affezionati:  La grande guerra, Amici miei, Guardie e ladri, L'armata Brancaleone, i Soliti ignoti.
Storie che osservano l'umanità paesana del nostra terra da dopo la guerra a tutti gli anni 70, con ironia, umanità.
Umanità ed ironia, sagacia, che oggi mancano tristemente al mondo della cultura italiana, messo nell'angolo anche dai continui tagli che miopi governi non si dimenticano mai di fare.
Mario Monicelli ha scelto di andarsene oggi, a 95 anni, lanciandosi nel vuoto.

Qui racconta con lucidità chi siamo, noi italiani. E' un racconto semplice e lucido, che non lascia scampo.

29 nov 2010

Pro-vita o pro-paganda?

Il cosiddetto movimento Pro-vita vuole avere uno spazio nella trasmissione “Vieni con me” su Rai3 condotta da Fazio e Saviano per replicare a quanto detto recentemente dalla signora Welby e dal signor Englaro sul diritto di scelta dei malati terminali.

Perché vogliono questo spazio?
Apparentemente per difendere il diritto di quei malati di avere le cure di cui necessitano.
Questa però è una affermazione imprecisa e a livello mediatico anche pericolosa, perché nasconde il vero motivo, che è diverso. Nessuno – mi pare – neghi che i malati terminali debbano avere ogni cura necessaria se lo desiderano, cura che – al limite – non riceveranno perché lo Stato taglia le spese sanitarie.
In realtà il movimento Pro-vita vuole quello spazio (e ne ha già non poco, vista la prona disponibilità del signor Bruno Vespa e di certi media servili) perché gli urge di affermare una cosa diversa: non che i malati terminali debbano avere il diritto a ricevere quelle cure, ma che gli stessi debbano accettarle a tutti i costi, privandoli della libertà di uscire dignitosamente da una sofferenza senza fine.
Ovvero: nessuna libertà di coscienza, ma scelta imposta per cultura da altri e per legge dal governo che in quel momento strorico rappresenta una volontà di maggioranza (o presunta tale). Un conto infatti è chiedere che sia rispettata la scelta sulla propria vita senza imporre analoga visone agli altri, altro è obbligare tutti i malati terminali a condividere la propria scelta.
Chi deve infatti decidere sulla mia vita, in un senso (staccare la spina) o nell’altro (imporre sofferenza ad libitum)? La maggioranza al governo in quel momento storico, qualunque essa sia?

28 nov 2010

“Sono il sogno degli italiani. Sono il Presidente”

E venne il giorno in cui disse di sé quello che effettivamente quest’uomo sciaguratamente è.

Nadia Macrì si presenta come una escort e racconta le sue esperienze ad Arcore e in Sardegna dove - pagata a botte di 5mila € – “accompagna” avvocati, imprenditori, giullari e bella gente varia, e dove incontra Sua Maestà Silvio Berlusconi, assieme a “tante ragazze giovani, penso minorenni".
Nadia è una bella (e basta) ragazza italiana, che a farsi pagare per “accompagnare” uomini ci sta. Lei come molte altre. Bella gioventù venduta. Bagasce le chiamavano una volta, ora non s’usa più.
Detto questo, Nadia racconta come è arrivata alla corte dell'anziano signore che le donne se le compra e le usa a colpi di Viagra.
Prima al vaglio di Lele Mora, il grasso e paciarotto cerimoniere e procacciatore, poi al vaglio di Emilio Fede, il domestico. Nadia si fa selezionare ed attende.
Finché arriva l’attesa telefonata. E’ lui, Sua Maestà Silvio Berlusconi, che dice: “Sono il sogno degli italiani. Sono il Presidente”.

Ecco, in questa frase c’è tutto il personaggio ma, quel che è peggio, c’è tutto il nostro Paese, o almeno una parte non irrilevante di esso, quello che il Silvio Berlusconi a fare il Presidente ce l’ha messo. Con entusiasmo, con sognante speranza.
Un'Italia di faccendieri e piccoli opportunisti, ma anche e soprattutto di menti obnubilate che hanno votato un sogno. Ottusi e incoscienti, noncuranti della realtà lo hanno messo e se lo tengono là.
Mafia e mignotte, corruzione di giudici e falso in bilancio che siano, non importa, Silvio Berlusconi è la che dice loro “per quanto schifo tu faccia nel tuo egoismo ed opportunismo, sorridi ed esci a testa alta, se lo faccio io puoi farlo anche tu… almeno fino a che ci son io”.
Il sogno è questo: potere fregarsene perversamente dei valori e mangiare a sbafo nel piatto della società tutta, rubare a piene mani nella saccoccia del nostro futuro, compreso quello dei propri figli. Basta insegnare loro, al limite, a vendersi.

Studenti pensate al vostro futuro: andate a donne!

Io alla loro età pensavo a fare la corte alle ragazze!”
Si rivolge ai ragazzi dellescuole italiane scesi in piazza inquesti giorni per dire la loro sulla cosiddetta Riforma Gelmini.
Lo fa con un sorriso a 180 denti, di cui parecchi finti suppongo, sovrastati dal cerume che liscia ancora di più il ghigno già stirato dal lifting. Dice queste parole alzandosi, mentre chiude la conferenza stampa, le butta lì come una battuta di poco conto su una qustione da bar sport.
Oscenamente.
Ragazzi non occupatevi di politica, non interessatevi del vostro futuro. Andate dietro alle ragazze, è l'unica cosa che conti (nelle sue ossessioni), in questa battuta anche un po' sessista in cui l'invito è rivolto ad una parte sola, la sua, quella del cacciatore di femmine frivolo e impenitente, che sposa il stereotipo maschile abusato ed un po' retrogrado, ridicolo: chissà che ne pensano le donne, tutte, anche quelle che si sono offerte per lauti compensi ai festini del nostro.

Un'altra pugnalata al nostro paese, alla dignità ed ai valori da trasmettere sì con l'esempio (che egli non dà) ma anche con le parole.
Prima o poi l'Italia sarà chiamata ancora alle urne: chi sarà ancora complice dell'impunità sprezzante con cui questo "capo di governo" si permette di offendere tutti?

11 nov 2010

L'etica del politico medio.

Il politico medio.
Che razza è?
Si muove nelle tenebre della morale, secondo le regole della ragione propria o della propria corporazione. Dice e non dice. Mente col sorriso.
Fa gestacci in tv, articolati sproloqui di ore in parlamento.
Promuove politiche di welfare a favore di chi ha nulla o poco e poi va al cesso in elicottero.
Promuove campagne per la famiglia e divorzia senza batter ciglio.
Sottoscrive iniziative contro la droga e fa festini hard imbiancati di "neve".
Predica moralità perchè non ha un'etica.
Anzi, i politici medi hanno una loro etica. Tutta loro, in effetti.
Come dice Woody Allen, un'etica che " è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale".

9 nov 2010

Il Grande Uomo

Cambiamento come crescita, dicevamo nel post “Fai la cosa giusta”.
Osservato da un’altra prospettiva, il più profondo cambiamento che sperimenta un bambino nel tempo è la perdita della sua purezza.

La purezza. Cos’è la purezza? E’ l’innocenza del pensiero e del gesto. Il fare naturale e spontaneo, non mediato, il fare in sé.
L'innocenza sta nelle prime domande che da bambini poniamo, nel cuore e nella mente aperti, nella osservazione meravigliata degli occhi spalancati, nello sguardo assorto e fantasticante.
Nello spirito del principiante.
L’innocenza e la spontaneità dei bambini emergono spesso con tutta forza nei loro disegni, il tratto non addomesticato ed edotto, ma diretto, gli oggetti buttati giù senza prospettiva, senza coerenza necessaria, i colori che si picchiano... come farebbe un pazzo insomma. Non una prova di abilità né una ricerca di stile ma pura espressività.
I bambini sono spontanei perché sono totalmente immersi in quel che fanno, nei loro gesti, nei quali il loro stato d’animo si esprime completamente. Senza finalizzazioni che non siano il puro piacere di esprimersi.

Gli adulti no. Gli adulti esibiscono e usano abilità complesse, mediano esigenze, ottimizzano risorse, sono efficaci, finalizzano i loro gesti a risultati strutturati. Vogliono arrivare da qualche parte e ottenere un effetto.
Non sono principianti ma… “professionisti della vita”.

Un nuovo debutto. Mi piacerebbe tornare dilettante e principiante per riassaporare il piacere del fare in sé, debuttare di nuovo sul palcoscenico della vita godendo dei miei pensieri, delle emozioni e dei gesti senza pensare al risultato.
Non è un desiderio di fuga dalla realtà, ma una passione, passione per la vita in sé, non per la prosa che la descrive ma per la poesia che la accenna senza misurarla.
Tornare ad avere lo spirito del principiante, pieno di poesia, di sentimento per sé. Tornare ad essere illuminato dalla luce della inesperienza che ci mostra il mondo per quel che è e non per quel che vogliamo che sia.
Il Grande Uomo è colui che non perde il suo cuore di bambino...