Esercizio. Mettetevi alla finestra di casa vostra, di quella, se possibile, in cui siete cresciuti, e guardate fuori, quindi annotatevi tutte le cose che sono cambiate nel tempo da quando avete memoria. Quella strada che non c’era, quelle piante che non ci sono più, etc etc… Continuate l’esercizio annotando le cose che in casa non esistevano proprio, a partire dalla tecnologia che oggi pervade le nostre esistenze. Pensate poi agli studi, al lavoro… andate avanti con quel che vi viene in mente.
Cambiamento. Se guardiamo all’esterno il cambiamento è palese, evidente. Ma il cambiamento è anzitutto un elemento intrinsecamente legato al concetto stesso di vita, e concretamente alla vita di ciascuno di noi.
Pensiamoci. Dalla nascita ad oggi, il cambiamento è stato all’ordine del giorno, il vero trait d’union dei fatti e delle fasi della nostra esistenza.
Da bambini impariamo a mangiare da soli, a parlare, a camminare, a scrivere. Ne compendiamo la convenienza e ci applichiamo per imparare, quindi sviluppiamo un metodo adeguato alle nostre necessità ovvero il metodo corretto di fare le cose.
Da piccoli “il modo corretto” si acquisisce per fasi e di norma il bambino oppone una certa resistenza ad acquisire un modo diverso se non è “convinto” che abbia un significato per lui: "Se la pipì l’ho sempre fatta nel pannolino perché dovrei cambiare?" Gli adulti gli chiederanno di mutare questo modus operandi e ci vorrà tempo perché cambiare le abitudini funzionali non è uno scherzo. Il bambino è certo che ciò che sta facendo sia la cosa giusta (funziona, la so fare) e opporrà resistenza a chi desidera cambiarne l’abitudine.
In generale questo ostacolo al cambiamento è in ciascuno di noi, alcuni sono più legati a mantenere le soluzioni trovate nel tempo, altri invece cercano sempre qualcosa di meglio, ovvero "così funziona ma voglio vedere se posso faro meglio di così”.
Perché il cambiamento è così critico? C’è una banale ragione pratica: abbiamo speso tanto tempo ed energie ad imparare quel che sappiamo e a conquistare certezze, abbiamo reso più automatiche le scelte, ci siamo costruiti un set di abitudini efficaci, di metodi che funzionano.
Di fronte ai cambiamenti che provengono dall’esterno, quindi, si impone una riflessione intima, una scelta: quanto voglio sperimentare i cambiamenti, quanto le mie abitudini efficaci sono valide per le mie necessità? Ovvero, quanto sono aperto e voglio accettare il cambiamento?
Una scelta personale, che ci impone di trovare un buon equilibrio tra i modi consolidati e quelli nuovi. Soprattutto non è utile radicare eccessivamente le abitudini perché correremmo il rischio di non imparare nulla più, perdendo opportunità di miglioramento. In fondo il mondo ci avanza delle proposte di cambiamento, ci propone novità, in alcuni casi ce le impone, dobbiamo saperle selezionare, soprattutto comprendere quelle che un domani potrebbero metterci in difficoltà: pensiamo a come è cambiato il mercato del lavoro ad esempio, o come è diversa l’adolescenza oggi rispetto a quella che abbiamo vissuto noi.
Penso che siano da evitare in generale le scelte estreme e che sia utile semmai affinare la nostra capacità di essere efficaci. Cosa significa? Trovare il metodo di fare le cose automatizzando quelle meno critiche, alle quali va prestata meno attenzione ed essere predisposti a capire, allenarsi a prendere i vantaggi che il cambiamento può portare.
Allenarsi al cambiamento. Ci si può allenare cambiando le nostre più banali abitudini. Serve un atteggiamento di fondo, basato su disponibilità e curiosità: imparare qualcosa di nuovo, un modo nuovo di fare le stesse cose, ci potenzierà e ci renderà meno passivi, aumenterà le nostre risorse e le nostre chances. Sapere fare la stessa cosa in modi diversi ci allenerà a lasciare il rigido attaccamento alle consolidate abitudini ("so fare questo nel mio modo") e ci allontanerà dal timore ("speriamo non cambi nulla"). Passeremo ad un atteggiamento diverso: “ho le risorse per trovare soluzioni alle sfide che il cambiamento esterno mi sottopone”.
Ci chiediamo spesso quale sia la cosa giusta da fare. Crescere. Questo è l'approccio più efficace e rassicurante.
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