Ora: cosa consegue ad una violenza?
Gli abusi determinano patologie. Ricordarlo non significa fare terrorismo psicologico, ma mettere in guardia noi stessi adulti affinché l’attenzione nei nostri comportamenti sia sempre alta. Non mi riferisco evidentemente alle forme di abuso palese ma a quelle sottili e non volute che possono ricorrere nella quotidianità: stress, ignoranza ed altri fattori che tolgono consapevolezza possono determinare comportamenti lesivi dell’integrità psicofisica dei bambini.
Le varie forme di abuso nell’infanzia o anche più genericamente le cosiddette esperienze sfavorevoli infantili, che forse non furono proprio maltrattamenti attivi e riconoscibili, determinano patologie anche croniche nella fase adulta: insuccessi, angosce, comportamenti deviati.
Questi abusi, queste esperienze negative marchieranno chi le ha subite. A seconda del tipo di maltrattamento si presenteranno patologie, spesso combinate, e variabili nel tempo per tipo ed entità.
A leggere delle conseguenze dannose correlate agli abusi c’è da farsi venire l’angoscia.
Gli studi neurobiologici relativi allo sviluppo mentale infantile dicono che se i legami affettivi sono
causa di esperienze negative, il processo di sviluppo del bambino sia cognitivo che emotivo ne risente pesantemente. Lo stress nel bambino incide sui circuiti cerebrali e alterazioni come la depressione sarebbero conseguenza di esperienze traumatiche infantili.
Da genitore che non ha dimestichezza con la materia rilevo che la preoccupazione è legittima e che comprendere quali siano i comportanti in ambito familiare che danno origine a traumi per i bambini è importante, proprio perché abbiamo visto che posso essere inconsapevoli, striscianti, non necessariamente voluti. I traumi derivano dall’esterno e non dal pensiero del bambino.
Cos’è allora una esperienza traumatica?
Sarebbe l’esito mentale di colpi inattesi che mettono in crisi momentaneamente chi li subisce, e che sbriciolano le normali difese. I traumi infantili cambiano il funzionamento psicologico.
Sia che sia un fatto unico e improvviso a causarlo, sia che si tratti di eventi ripetuti.
Mi ha colpito - perché lo ignoravo e non era una riflessione che avevo fatto - apprendere che c’è una differenza tra questi due tipi di traumi, e sta nel modo in cui il bambino nel tempo li elabora.
Nei traumi unici chi l’ha subito tende a rievocare il ricordo in maniera dettagliata; nei traumi ripetuti subentra invece lo stallo psicologico, il rifiuto.
Secondo altro inquadramento, ma mi pare che il senso alla fine sia il medesimo, la distinzione è tra trauma acuto, dove chi ha subito cerca di espellere da sé quanto ha patito, e stress cronico.
Questo secondo caso sì ha specie quando assai precocemente il bambino subisce un clima traumatico costante, quindi si cala inconsapevolmente nel ruolo della vittima.
Vittimizzazione: questo meccanismo crudele di sopravvivenza patologica mi colpisce.
L'abuso non viene rigettato perché si manifesta regolarmente, come un veleno sciolto e somministrato a piccole dosi con regolarità.
Il bambino si sintonizza psicologicamente e biologicamente, si adatta e nel tempo la patologia si incista e si complica, si interiorizza fino a caratterizzare l’identità stessa del bambino.
Inoltre, se prolungate ed intense, le esperienze negative posso indurre somatizzazione, ovvero determinare modificazione anche rilevante degli equilibri fisiologici.
Chi ha patito i traumi di cui si dice ha ripercussioni anche a livello psicologico. Viene meno la fiducia di base ed emerge una sorta di coscienza che di fondo induce a considerare il mondo come avverso, maldisposto nei propri confronti. Le difese sono abbassate al punto che è probabile che i traumi si ripetano: la reazione al trauma è pericolosa quanto il trauma stesso, perché genera una catena di reazioni disfunzionali.
Dove ci sono comportamenti difensivi questi si manifestano con ipereccitazione (iperattività, ansia, comportamento impulsivo, disturbi del sonno… in sostanza incapacità di regolare emozioni e comportamenti), con iperadattamento (disimpegno psicologico dalle situazioni, estraniazione: il bambino di fronte a situazioni che inconsapevolmente associa al trauma si immobilizza, si comporta come se non avesse sentito, sottoponendosi al rischio che l’adulto lo riprenda ancora più duramente determinando una dissociazione ancora più ampia).
Questo ultimo caso mi pare ancora più temibile perché può essere questo un comportamento male interpretato: il bambino ha semplicemente una condotta non adeguata perchè è oppositivo o provocatore? Oppure sta reagendo condizionato da traumi passati?
Quella estraniazione patologica porterà il bambino a gravi difficoltà di relazione.
Forse proprio perchè non ho cognizioni specifiche, mi inquieta pensare quante situazioni anche non volute determinino di fatto una situazione negativa che incide sulla salute dei più piccoli. Mi inquieta pensare che gli adulti non si soffermano a chiedersi se il loro comportamento sia adeguato. Mi inquieta pensare che non diamo l'importanza che merita a queste questioni. Mi inquietà perchè l’abuso, mi pare, è una condanna gratuita inflitta ad un innocente.