28 apr 2011

Si spoglia per la griffe

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"Questo è il risultato di ragazzi privi di una guida che girano in un immenso mercato senza aver imparato ad accettare il fatto di non poter avere tutto ciò che vogliono".

Sintesi significativa e spiegazione laconica data da una psicoterapeuta sulle cause di un triste fatto di cronaca di diverso tempo fa, che ebbe per protagonista una pre-adolescente della ricca provincia trevigiana.
Cosa faceva costei? Vendeva foto che la ritraggono nuda ai suoi coetanei, non per pagare le cure per la nonna malata, o per aiutare il padre disoccupato, semplicemente per acquistarsi vestiti griffati.
Ora, secondo al psicoterapeuta Antonella Baiocchi, intervistata allora da La Tribuna di Treviso, la spiegazione sta nella mancanza di riferimenti educativi adeguati provenienti dal contesto familiare:
"Manca la quantità di tempo necessaria a insegnargli dove sono i confini, dove sta il bene, dove sta il male e soprattutto l'esistenza del "non si può".
Insegnamenti che non dispiegano i loro effetti se ai figli non gli si dedica tempo e attenzioni.
C'è poi il mondo esterno, divenuto accessibilissimo quando, solo 20 anni fa, era esattamente il contrario. Mi spiego.

I mezzi di comunicazione personali sono di più, tecnologicamente avanzati, facilmente disponibili: il telefonino, internet. Però, rimarcherei sopratutto un aspetto: questi mezzi, mentre nella vita dei genitori 40-50enni sono entrati a farvi parte, nella vita dei figli di costoro ci sono di default sin dalla nascita, sono arredamento e contenuto di significati sin da piccolissimi, portano ai bimbi nel tempo la realtà, vera o falsa che sia, la rendono accessibile oltre l'ordinario, anzi, rendono ordinario e accessibile ciò che normalmente non lo era, tra questo, soprattutto, il sesso, o per lo meno, la sua rappresentazione, spesso assolutamente distorta e mercificata.
Difficli quindi fissare i limiti dei comportamenti e quelli morali, troppo accessibile è infatti ciò che al bambino ancora sfugge.
Poi è certamente vero che, al di là dei significati che passano attraverso quei tecnologici veicoli della comunicazione moderna, c'è un'altra accessibilità che in linea di massima è ben diversa da quella che avevamo noi da piccoli: da una società che passava da uno stato di necessità a quello di primo benessere, siamo arrivati a quella del superfluo e dello spreco e - aggiungiamo - del dovuto. Quanto avete sudato e agognato quel giocattolo da bambini? Oggi i bambini hanno molto di più e soprattutto lo ottengono molto più in fretta. Questo abbassa le loro "soglie morali", li porta a pensare che tutto è dovuto e che devono cercare di più.
Vero anche che un adolescente sta formando la propria identità e quindi è assai sensibile a ciò che concorre a formarla, vestito griffati ahimè compresi.
Sicchè alla fine quella ragazzina si mostrava per necessità, essendo tale l'abito griffato nelle priorità di tanta parte della sua generazione.
«Se un bambino non ha avuto paletti comportamentali e morali - segue la psicoterapeuta - non ha imparato il senso e l'eventualità della rinuncia, del "non si può e non si deve" ed è anche bombardato di immagini e contenuti "adulti", ecco che per ottenere quello che vuole è pronto ad utilizzare qualunque strumento, anche se questo può essere mettere in atto piccoli gesti di prostituzione. Perché, non sottovalutiamo - leva il dito la Baiocchi senza mezzi termini - vendere foto delle proprie intimità è un modo di vendere il proprio corpo».
Amara constatazione sulla realtà che ci circonda e che quotidianamente fa le sue piccole vittime.

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