Essere al centro dell’universo. Non percepire alcuna differenza tra il punto di vista personale e quello degli altri. In una parola, egocentrismo.
Durante la primissima infanzia l’egocentrismo è una naturale peculiarità del comportamento infantile: il bimbo pensa istintivamente che tutto gli è dovuto e che primariamente debbono essere soddisfatti i propri bisogni. L’attesa non è concepita. Il bisogno è esternato comunicando richieste senza attendere risposte, o meglio, la comunicazione è unidirezionale, il bambino è disinteressato a quello che affermano gli altri.
Col tempo riuscirà a considerare i punti di vista diversi dal suo e anche la comunicazione muterà. Questo tragitto si compie grazie anche alla immedesimazione che il bambino, specie nel gioco, piano piano assume. Il gioco di ruolo in particolare favorisce questo processo: la bimba gioca a fare la mamma, la maestra… e in questo modo si cala in stati d’animo ed in comportamenti che non sono suoi tipici, comprendendoli.
Ancora una volta favorire il gioco e la creatività nei bambini è utile, tarparla dannoso.
Crescendo è possibile che chi è stato limitato proprio nel gioco mantenga poi comportamenti egocentrici.
Chi è l’adulto egocentrico?
Proviamo a pensare alle persone che conosciamo e… anche un po’ a noi stessi. Proviamo a ricordare momenti di incomprensione, in cui il nostro interlocutore non ci capisce proprio.
Io penso che nella comunicazione non c’è mai un interlocutore a cui sia imputabile in toto il fallimento dello scambio di pensieri. Ci sono atteggiamenti diversi e consapevolezze diverse. Infatti chi è distante dallo status dell’egocentrico comunica meglio, è più equilibrato, e adotta atteggiamenti più aperti: “Forse non mi sono spiegato bene… proviamo a riparlarne”. L’egocentrico si svela anche e forse soprattutto nella comunicazione, quando ha atteggiamenti di chiusura, che si manifestano con frasi come “tu non capisci” oppure “quando parlo dovresti ascoltarmi e capiresti”.
L’egocentrico infatti non si pone affatto il problema se la propria comunicazione sia adeguata, se possa essere intesa in toto o fraintesa. Per lui tutto è univoco, il senso delle cose è oggettivo, ed è quello suo. Ma il mondo non è così, del mondo onuno ha la sua mappa e la mappa non è il mondo, ma solo una sua sintetica e simbolica rappresentazione.
L’egocentrico non ritiene che tra le persone sussistano reali differenze, e figurarci nel pensiero. Se non la pensi come lui, sei tu che non vuoi capire.
In famiglia cosa accade in proposito? Mogli, mariti, figli… devono pensarla in un modo, il suo, e provare le medesime emozioni, avere medesimi obiettivi e aspirazioni, timori…
Risultato? Il deterioramento del rapporto, una comprensione di facciata, la rassegnazione di chi ci è vicino e una misera e non dichiarata solitudine.
Ho evidenziato il profilo di un eccentrico puro, ma un po’ di egocentrismo è in tutti noi, no? La medicina: ascoltare il prossimo, calarsi davvero nei suoi panni.
Lo facciamo sempre?
L’egocentrico è un Napoleone su uno splendido cavallo, che finirà da solo i suoi giorni nella sua personalissima S. Elena.
Durante la primissima infanzia l’egocentrismo è una naturale peculiarità del comportamento infantile: il bimbo pensa istintivamente che tutto gli è dovuto e che primariamente debbono essere soddisfatti i propri bisogni. L’attesa non è concepita. Il bisogno è esternato comunicando richieste senza attendere risposte, o meglio, la comunicazione è unidirezionale, il bambino è disinteressato a quello che affermano gli altri.
Col tempo riuscirà a considerare i punti di vista diversi dal suo e anche la comunicazione muterà. Questo tragitto si compie grazie anche alla immedesimazione che il bambino, specie nel gioco, piano piano assume. Il gioco di ruolo in particolare favorisce questo processo: la bimba gioca a fare la mamma, la maestra… e in questo modo si cala in stati d’animo ed in comportamenti che non sono suoi tipici, comprendendoli.
Ancora una volta favorire il gioco e la creatività nei bambini è utile, tarparla dannoso.
Crescendo è possibile che chi è stato limitato proprio nel gioco mantenga poi comportamenti egocentrici.
Chi è l’adulto egocentrico?
Proviamo a pensare alle persone che conosciamo e… anche un po’ a noi stessi. Proviamo a ricordare momenti di incomprensione, in cui il nostro interlocutore non ci capisce proprio.
Io penso che nella comunicazione non c’è mai un interlocutore a cui sia imputabile in toto il fallimento dello scambio di pensieri. Ci sono atteggiamenti diversi e consapevolezze diverse. Infatti chi è distante dallo status dell’egocentrico comunica meglio, è più equilibrato, e adotta atteggiamenti più aperti: “Forse non mi sono spiegato bene… proviamo a riparlarne”. L’egocentrico si svela anche e forse soprattutto nella comunicazione, quando ha atteggiamenti di chiusura, che si manifestano con frasi come “tu non capisci” oppure “quando parlo dovresti ascoltarmi e capiresti”.
L’egocentrico infatti non si pone affatto il problema se la propria comunicazione sia adeguata, se possa essere intesa in toto o fraintesa. Per lui tutto è univoco, il senso delle cose è oggettivo, ed è quello suo. Ma il mondo non è così, del mondo onuno ha la sua mappa e la mappa non è il mondo, ma solo una sua sintetica e simbolica rappresentazione.
L’egocentrico non ritiene che tra le persone sussistano reali differenze, e figurarci nel pensiero. Se non la pensi come lui, sei tu che non vuoi capire.
In famiglia cosa accade in proposito? Mogli, mariti, figli… devono pensarla in un modo, il suo, e provare le medesime emozioni, avere medesimi obiettivi e aspirazioni, timori…
Risultato? Il deterioramento del rapporto, una comprensione di facciata, la rassegnazione di chi ci è vicino e una misera e non dichiarata solitudine.
Ho evidenziato il profilo di un eccentrico puro, ma un po’ di egocentrismo è in tutti noi, no? La medicina: ascoltare il prossimo, calarsi davvero nei suoi panni.
Lo facciamo sempre?
L’egocentrico è un Napoleone su uno splendido cavallo, che finirà da solo i suoi giorni nella sua personalissima S. Elena.