Alla vigilia dell'ultimo dell'anno ho raccontato ai miei figli cosa succede a Capodanno quando il senso della festa si smarrisce, dove la tradizione irragionevole sconfina nell'assurdo.
Ovvero che per sparare botti e fare rumore la gente rischia mutilazioni e la vita.
Mi hanno detto che non ci credevano, che stavo esagerando.
Purtroppo non è così.
Però, tra l'esagerazione e l'imbecillità c'è ancora qualche metro di strada da compiere. L'esagerazione è sparare botti pericolosi, l'imbecilltà è sparare revolverate e colpi di fucile per la strada o da un balcone in città.
Nel nostro Paese a Capodanno quasi 400 feriti, 70 solo a Napoli, dove come l'anno passato anche questa volta un giovane di soli 25 anni è morto, ucciso da un colpo di pistola (era affacciato al balcone della sua abitazione, al secondo piano di Vico Lungo Trinità degli Spagnoli), e dove anche altre persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco.
Per i vicoli di quartieri spagnoli un reportage di repubblica mostra turisti che inciampano nei bossoli, numerosi, disseminati sul selciato.
Io vivo in questo Paese. Una specie di Terzo Mondo travestito da Paese civile ma con le pezze al culo della coscienza civile.
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