6 set 2011

Comincia la scuola, comincia l’integrazione?

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La scuola italiana è multietnica
Il 7,5% degli alunni in Italia è straniero, si tratta di 673.800 alunni. Alle elementari la percentuale è ancora più alta, 8,7%. Questi dati sono superati in alcune città, quali Mantova, Prato, Piacenza.
Rispetto al 2005 l’incremento è stato dell’81%. Ma tra il 2000 e il 2010, gli studenti con cittadinanza non italiana sono aumentati di quasi il 400%.  Sono i dati che emergono dalla ricerca della Fondazione Leone Moressa.
Il numero degli alunni stranieri è cresciuto soprattutto nelle scuole dei paesi della campagna lombarda-emiliana, degli appennini tosco-emiliani, nel Veneto, delle periferie delle grandi città, laddove è cresciuta la concentrazione delle famiglie immigrate.
Cosa dovrebbero trovare tra qualche giorno questi ragazzi sui banchi di scuola? Una chance concreta di integrazione.
Che naturalmente non è un problema dei piccoli, i quali crescono sin dalla scuola dell’infanzia confrontandosi con altri bambini che, se nati in Italia o arrivatici da piccolissimi, si distinguono solo per i tratti somatici, parlando o imparando a parlare l’italiano come i ragazzi di famiglia italiana.
Diversa è, invece, la situazione per gli alunni stranieri che nel contesto scolastico italiano ci entrano in età avanzata, qui infatti esiste un concreto problema di inserimento e di accoglienza, specialmente per la scarsa o nulla conoscenza della lingua italiana.
Prima tuttavia di trovare le soluzioni operative per ridurre velocemente questo gap a vantaggio di tutta la classe, è indispensabile che sussista da parte di tutti – alunni, insegnanti, genitori – l’apertura mentale a considerare questa come una risorsa da valorizzare, visto che i primi processi di integrazione si compiono, oltre che in strada o al campo sportivo piuttosto che in parrocchia, anche tra i banchi di scuola, dove italiani e stranieri si trovano a confrontarsi e a conoscersi quotidianamente.
Come debba avvenire il processo di integrazione a scuola potremmo chiederlo a tedeschi, svizzeri, belgi etc che hanno affrontato molti anni fa questo identico problema, in una situazione in cui ad essere accolti erano i nostri migranti calabresi, pugliesi, veneti…

4 commenti:

Anonimo ha detto...

In Svizzera ci sono molti immigrati, ma anche un rispetto ferreo delle leggi. E allora la convicenza viene naturale. Dovrebbe essere così anche in Italia.

Anonimo ha detto...

Il paragone tra la vecchia emigrazione italiana e l'immigrazione in italia che avviene attualmente è deviante. Gli italiani emigravano regolarmente, spesso richiesti dal paese ospitante per andare a coprire posti di lavoro in miniera, col passaporto in tasca e, nonostante l'immensa miseria, con qualche soldo per sopravvivere nei primi giorni. I ns. immigrati invece spesso arrivano clandestinamente, hanno bisogno di tutto, persino dei documenti. La scuola è l'ultimo problema

Anonimo ha detto...

Chiederlo a tedeschi ,svizzeri e belgi???
Bhè caro amico io facevo parte di quegl'immigrati in svizzera!!!...i cartelli nelle vetrine dei bar.."VIETATO L'INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI"..IO L'HO VISSUTO DI PERSONA,ed era uguale in germania e in certe regioni lo è ancora!!!!
Fatti un giretto in nord europa e capirai!!!....ed evita di dire che sei italiano.

Anonimo ha detto...

Per svizzeri e tedeschi,facevamo schifo negli anni 60...e continuiamo a fare schifo tutt'ora!!(per loro)