18 set 2011

Perché gli italiani non cacciano Berlusconi

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Italiani ancora proni
Viviamo in un paese dalle logiche bizantine, poco comprensibili per chi ci guarda da fuori.
Una volta Henri Henry Kissinger, Segretario di Stato americano nel corso degli Anni '70, sorvolando l’Italia si trovò a definire il nostro Paese come "un grande casino".
Un Paese fatto di contraddizioni che sopravvive inspiegabilmente a se stesso. Come sta accadendo ora.

Non c’è infatti luogo al mondo, almeno nell’enclave dei Paesi democratici, in cui esista un primo ministro pluri inquisito e moralmente così sputtanato come il nostro Silvio Berlusconi, che possa restare in carica, che possa non essersi già dimesso, dopo gli scandali di cui leggiamo in questi giorni, suffragati da ore di intercettazioni telefoniche, con contenuti che imbarazzerebbero e ricoprirebbero di vergogna chiunque.
La "patonza", come la chiama lui, deve girare e girargli attorno di continuo, e sono affari suoi. Ma che dedico poco tempo agli affari di stato e abbia un profilo morale così infimo, questi sono affari di tutti gli italiani. Che dovrebbero presentarsi con i forconi a Palazzo Grazioli e liberare i locali.

Perché non accade? Per due motivi essenziali.
Gli italiani, anche in un momento di tale crisi economica, non sono più abituati a lottare per i propri diritti, per le cause morali e fondamentali, li considerano acquisiti e senza possibilità di perderli, quindi accettano leggi ad personam e altre di dubbia costituzionalità, manovre finanziare sanguinarie che pagheranno quelli che stanno peggio sicuramente, gli altri forse.
Il secondo motivo è che Berlusconi e la sua storia, la sua presenza, sono così incredibili che sembrano un penoso incubo, che come tutti gli incubi, prima o poi passerà da solo. Non c’è un regime, che potrebbe incistarsi e durare decenni e decenni. No, c’è un solo uomo capace di condizionare il Parlamento e molti altri luoghi della politica, sulla base del suo potere economico e mediatico. Ma prima o poi anche Berlusconi non ci sarà più, se non altro per ragioni anagrafiche.

Semplicistico? No, la gente in fondo si occupa delle proprie cose, e non fa pensieri così elaborati, non ne ha tempo e forse nemmeno voglia. E siccome siamo imbolsiti da un benessere che nei suo fondamentali non ci ha ancora abbandonati, e siccome siamo un popolo sempre diviso e con una coscienza sociale misera… e siccome e siccome… Berlusconi sta là, tranquillo, non ha 1 milione di persone che gli circondano il Palazzo per gridargli “vattene via”! Non è assediato dagli “indignados” di iberico esempio.

Dopo gli ultimi scandali, le telefonate con Tarantini e gli altri  figuri di bassissima lega morale, speriamo che Berlusconi raccolga l’invito lanciato a La7 da Don Gallo:

"Berlusconi è malato. Gli offro un posto nella mia comunità, venga a farsi curare”.
E gli italiani, popolo prono, chi li cura?

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