25 lug 2011

Matrimonio combinato o botte

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Nura è una ragazza pachistana che vive a Bologna. Ha bevuto dell’acido per suicidarsi ed ora è ricoverata all’ospedale. Voleva togliersi la vita per non sposare il connazionale mai visto che la sua famiglia le aveva assegnato come marito. Una tradizione di quei luoghi, una barbarie direi io.
Nura invece era interessata ad un altro connazionale, conosciuto effettivamente, con il quale scambiava qualche telefonata. Del matrimonio combinato non voleva (giustamente) saperne.
“L'ho picchiata perché non mi ha detto chi è il ragazzo con cui parlava al telefono per la quinta volta – è il fratello di Nura che racconta -. Lei è fidanzata in Pakistan da quando aveva 14 anni, lo so da un anno che non ne vuol sapere e le ho anche assicurato che l'avrei aiutata, ma ora deve stare buona, è troppo piccola. Da noi i matrimoni li decide la famiglia. Anch'io mi sono sposato l'altro giorno con una ragazza che sta in Pakistan. L'ho vista una sola volta in fotografia".
"La polizia è venuta quattro volte chiamata dai vicini quando mio padre ci picchiava. Nostro padre picchiava Nura per esempio se ritardava sul lavoro e anche noi fratelli. Picchiava tutti".
Domanda: le botte, le imposizioni…. Pratiche accettate che fanno davvero parte della cultura di questo popolo o solo di una sua parte afflitta da ignoranza e arretratezza? Può un essere umano scegliere liberamente a quale cultura associarsi nelle proprie scelte? E' possibile l'integrazione senza l'abbandono di questa "cultura"?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se il padre o chi altri per lui ci tiene proprio tanto alle sue "radici" rispediamolo al paese dal quale proviene, il resto della famiglia rimane qui............
Sempre ben inteso che rispettino le leggi italiane, poi che come religione siano indu, cristiani, mussulmani o atei, chi se ne frega..............
Ciao rita

Anonimo ha detto...

io dico che in italia ci sono leggi da rispettare, a proposito di famiglia e di donne. la legge italiana protegge le donne. di qualunque religione e stato sociale. se questi signori maschi pretendono di vivere in italia, che rispettino queste leggi. e che le donne, ragazze o bambine denuncino queste viltà. esistono centri di protezione, enti di ascolto e aiuto. anche nella mia provincia, VARESE.
che parlino queste donne. è solo la paura a tenerle ancorate a tradizioni che vanno contro ogni dignità e a ogni diritto umano.spero che qualcuna di loro legga questo messaggio, ammesso che ne abbiano il diritto...
ciao anna59