Morire a Natale dopo avere vissuto in punta di pena
all'apice del giornalismo critico è un segno, quasi un riconoscimento.
Giorgio Bocca se n'è andato a 91 anni lasciando una eredità
pesantissima da raccogliere.
Chiaro, sintetico, tagliente, critico sempre come un
giornalista sempre dovrebbe essere, mai accondiscendente, mai legato alle mode e
mai nella coda di qualche potente, così Bocca ha attraversato gli ultimi 50
anni di questo paese, raccontandolo senza mezzi termini.
Ex partigiano, uscì dalla guerra sapendo che con una
tragedia simile alle spalle non poteva che essere, lui scrittore e giornalista,
un artefice della rinascita del paese, parlandone, descrivendone vizi e virtù. E
facendolo in modo molto serio e preparato.
Cofondatore di Repubblica e firma di diverse testate, Bocca
ha scritto molti libri incentrati sulla attualità politica, l'analisi
socioeconomica, l'approfondimento storico, libri che se un tempo potevano
essere considerati come testimonianza alta dei tempi, oggi risultano sempre più
“astratti”, per un distacco da una società, quella italiana, sempre più becera
e grezza, incolta, quindi sorda alle parole sensate di uno come Bocca, voce
sempre più isolata come già quelle di altri “emarginati” in cotanto vuoto
culturale. Voce critica, tagliente, tormento dei potenti.
Bocca lascia un'Italia che certo gli piaceva ben poco, nella
quale “la gente è più ricca ma è peggiorata culturalmente e intellettualmente”.
L’11 gennaio uscirà per Feltrinelli il nuovo volume intitolato “Grazie no”, si
tratta di un atto di accusa contro l’ignavia morale e culturale che porta l’Italia
ad accontentarsi delle sue miserie e dei suoi errori: la crescita scriteriata,
il dio produttività, il linguaggio svilito, il dominio della finanza, la
corruzione, la fine del giornalismo. Bocca, Biagi, Montalelli… voci alte che questo paese da grande fratello e curva sud ha isolato, sospinto da governanti bassi, non solo di statura, certo interessati a denaro e piaceri del basso ventre, ma di una pochezza morale ed intellettuale che meritano condanne eterne nel peggiore dei gironi danteschi. A questi omuncoli della politica e dunque della cultura italiana, le nuove generazioni devo ribellarsi, riappropriandosi dei valori e facendo della eccellenza e del coraggio le loro spade. Perché un paese senza un Bocca è un paese ignorante e becero, destinato ad un nuovo medio evo.
5 commenti:
persone come bocca pertini biagi non dovrebbero morire mai
bellissimo articolo, commovente
Forse, parole migliori per Giorgio Bocca non potevano essere scritte.
In risposta ad Anonimo delle 14:35
Bocca Pertini e Biagi non moriranno mai veramente se continueremo a ricordarli e a divulgare quanto hanno fatto in vita.
Bocca non era un 'ex'!!! Ha difeso l'Italia e l'Italianità democratiche sempre e comunque, alla faccia dei disonesti che disonorano noi cittadini tutti.
Onore al merito! Grande giornalista ed uomo, a quanto leggo, onesto, coerente e generoso.
l'ho condiviso molto quand'ero giovane, molto meno da (io) vecchio.
L'unica cosa che ci accomunava era il giudizio negativo sul politico(?) Berlusconi.
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