Il senso di abbandono mi ha sempre creato lancinanti dolori, quasi fiscici. Non ho mai subito un abbandono vero, però ho sempre sentito il timore di subirlo, una paura immotivata a dire il vero.
L’abbandono significa rifiuto e poi assenza. Il vuoto spaventa un bambino, questo penso fosse il motivo.
Anche nelle fiabe si parla di abbandono, ricordo le disavventure di Pollicino o di Hansel e Gretel, che subisco l’oblio, vengono abbandonati più volte, devono farcela da soli, combattono streghe e perfidi figuri.
Leggiamo di mamme che abbandonano le proprie creature. Perché lo fanno?
Una mamma regala una nuova vita, poi la affida al nulla. Un padre che lascia è un sostegno che manca, una responsabilità in fuga.
Ma dalla parte del figlio l’abbandono cos’è? Io lo ritengo un abuso a prescindere dalle motivazioni del genitore che l’ha compiuto.
I bambini che subiscono l'abbandono penseranno che se se non sono stati tenuti la colpa è loro e doventa difficile per quel bambino accettarsi, stimarsi, amarsi.
Quando il filo della relazione tra du persone adulti si spezza subentra a volte un senso di fallimento, nella relazione tra tra bambino e madre pensiamo a quanto maggiore può essere l'effetto.
Cosa scatena un abbandono? Il degrado certamente: madri indigenti, ragazze-madri. Ma le ragioni sono anche intime. Ci sono genitori che hanno abbandonato il un figlio ma non gli altri.
Il dramma di quel figlio sta in una domanda? “ Perché io sono stato abbandonato, perché solo me, proprio me?” Il bambino non c'entra affatto.
Una madre (ma credo anche un padre, così io mi sento in merito) non diventa tale il giorno del concepimento o quello del parto, una madre è tale quando tale si pensa e si accetta e considera, quando si sente e vede madre di quel figlio. Se un genitore non riesce a pensare a quel figlio non può costruire quel vincolo sentimentale interiore su cui si regge il rapporto tra genitore e figlio per tutta la vita. Anche senza un abbandono fisico, chiaramente, non è detto che quel legame si stabilisca.
L’abbandono è l'isolamento di chi non è pensato.
Ecco l’abbandono a cui pensavo, che temevo da bambino. Non quello delle mancanza di cure pratiche - che sempre ho ricevuto - ma il non sentirsi visto, pensato, percepito per qualcosa di più di una incombenza, un corpo da sfamare, lavare e curare.
L’abbandono è lontananza, solitudine, impotenza, vuoto, trascuratezza, dolore, privazione, assenza.
Ma anche non essere visto.
PS: a Natale è un classico ricordarsi di chi soffre, meglio che non farlo mai. E' l'accasione per aiutare le associazioni che aiutano i bambini soli. Io come sempre vi segnalo Parada.
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