Siamo un paese lacerato in quanto frazionato, un grande collage di individualismi non fa infatti un grande paese.
L'ultima prova sono le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
La Lega si tura il naso, nelle amministrazioni comunali in cui governa i più puri leghisti il Tricolore lo tollerano a fatica, i distinguo sono all'ordine del giorno.
Confindustria teme il danno di un giorno di stop di produzione e invita a non fermare le aziende nel giorno della celebrazione.
Ora salta fuori anche il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Luis Durnwalder che dichiara:
"Il gruppo linguistico tedesco non ha nulla da festeggiare. Nel 1861 l'Alto Adige non faceva parte dell'Italia e nel 1919 non ci è stato chiesto se volevamo fare parte dello Stato italiano. Per questo non parteciperò ai festeggiamenti. Gli assessori italiani sono liberi di festeggiare l'unità d'Italia, ma non in rappresentanza della Provincia autonoma".Ci sarebbe da dare una bella pedata nel sedere a questo signore ipocrita, e non perché non ritenedosi italiano non abbia voglia di festeggiare, per questo lo comprendiamo. Ma per il fatto che si è fatto eleggere e rappresenta (con stipendio lauto immaginiamo) la provincia tutta, i suoi abitanti di lingua italiana, ladina, tedesca, e fino a prova contraria quella provincia sta in Italia. Comodamente diremmo anche, considerati i privilegi (immorali) di cui gode quel territorio. Conquistato "militarmente" ma assoggettato nel tempo a suon di denari. Tanto che non si sente da un pezzo parlare di secessione, lo fanno con più virulenza i leghisti abitanti di terre italiane davvero.
Napolitano, che è alle prese con uno dei periodi più meschini della nostra storia, risponde evidenziando che Durnwalder non può parlare a nome di una pretesa minoranza austriaca:
"Durnwalder dimentica di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina, e soprattutto che la stessa popolazione di lingua tedesca è italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza".Le guerre non mi piacciono ma è un fatto che disegnano i territori. La Savoia e l'Istria stavano in Italia una volta, oggi non più ma quel che conta è che le genti che vi abitano vivano in una società democratica e culturalmente aperta, libera.
A prescindere da questo, ci sarebbe davvero da chiedere a Durnwalder se la sua non sia una pura scelta elettorale, di proprio conto quindi, politicamente meschina perché non va certo nella direzione della inclusione delle genti e della naturale multiculturalità.
Durnwalder, un altro piccolo uomo. E restiamo lacerati e meschini.
Il 150° anniversario dell'Unità d'Italia sarà alla fine un motivo di ulteriore separazione?
1 commento:
Le scelte del Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano mi fanno assalire da due idee spontanee.
La prima è storica: Durnwalder ha tecnicamente ragione, perché non è vero che l'Italia è unita da 150 anni, bensì da 93.
La seconda è fantasiosa: se l'Italia del 1919 avesse trattato la minoranza austriaca come gli Slavi avrebbero trattato gli Italiani dell'Istria nel 1945 (infoibamenti o espulsioni), quel signore che pontifica da una città che aveva un nome latino (Bauzanum) quando i barbari germanici erano alle prese con la pietra focaia alle sponde del Dniepr, forse ora neanche esisterebbe.
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