Il silenzio copre barbarie che non diremmo. Vengono alla luce veri orrori, figli di ignoranza e sopraffazione, che nel terzo millennio sono insopportabili.
In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate (
infibulazione:
dal latino fibula, spilla). Lo denuncia Aldo Morrone che dirige Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp). Questo fenomeno in Italia interessa 30-35mila donne.
Ma nel mondo secondo l’OMS sono non meno di 135 milioni le donne e le bambine che sono state vittime di mutilazioni sessuali.
Cosa sono le mutilazioni sessuali?
Ne esistono di vario genere. Dalla circoncisione (rimozione del cappucio del clitoride), alla escissione o clitoridectomia (eliminazione del clitoride con parziale o totale escissione delle piccole labbra: questa pratica rappresenta circa l’ 80% delle mutilazioni), alla infibulazione o mutilazione faraonica (rimozione del clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra), ad altre come la foratura, incisione del clitoride e/o delle labbra vaginali, la raschiatura dell’orifizio vaginale, la immissione di erbe che contraggano la vagina.
Non c’è dubbio che questa pratica sia una barbarie, una forma di violenza sulla donna che non ha alcun senso ed è inaccettabile sotto qualsiasi profilo, medico, culturale, religioso, umano soprattutto.
L’operazione è fatta anche in gruppo, come iniziazione. La bambina viene immobilizzata e tenuta a gambe stese; gliattrezzi utilizzati sono i più incredibili: forbici, rasoi o frammenti di lattine, vetro.
A mutilazione è effettuata – sovente senza anestesia - vengono applicate paste fatte di erbe, uova, cenere, letame, latte, ritenute cicatrizzanti. L'emorragia che ne deriva è tamponata con garze o, nei casi migliori, con punti di sutura: le grandi labbra vengono ricucite con spine o filo, le gambe vengono legate fino a 40 giorni in attesa che la ferita si rimargini
Le mutilazioni molto rischiose, possono portare anche alla morte ma ancora prima determinano fortissimo dolore e shock, infezioni, taglio fortuito della vescica o dell’uretra, danni ginecologici che invalidano la riproduzione, infezioni croniche, epatiti, complicazioni durante la gestazione (bambini nati morti o con lesioni neurologiche), HIV, danni psicologici, disfunzioni sessuali, difficoltà mestruali, fistole vescico-vaginali.
Queste mutilazioni genitali femminili sono praticate spesso da altre donne, più anziane, oppure da pseudo guaritori, talvolta da un’ostetrica o da un medico, caso questo ancora più allucinante. A seconda del luogo, sono inflitte a femmine dalla nascita all’adolescenza, generalmente bambine dai 4 agli 8anni, ma l’età media in si sta abbassando.
Amnesty International rivela che queste pratiche avvengono in 28 paesi africani. In in Somalia il 98% delle donne avrebbe subito mutilazioni genitali. Ne sono soggette però anche le genti mussulmane di Indonesia, Sri Lanka e Malesia, quelle della setta indiana dei Dahudi Bora; in Yemen, Egitto, Oman, Emirati Arabi Uniti, in Sud America in alcuni gruppi indigeni. E come detto, anche in Italia tra i gruppi di immigrati.
Perché queste pratiche?
Costumi e tradizioni (rito di iniziazione che serve per preservare il sistema tribale e l’unione sociale e politica), da identità di genere (il clitoride e le labbra sono viste come una “parte maschile” e la loro eliminazione fa spiccare la femminilità), dalla religione (un precetto religioso mussulmano, ma in effetti non esiste alcun precetto), dal mantenimento della verginità o della castità (difesa dell’onore familiare), dall’accettazione sociale (una donna non circoncisa non può sposarsi), dall’igiene e pulizia è sinonimo di limpidezza o pulizia e una donna non circoncisa non può manipolare cibo o acqua).