La Terra è a rischio. Il rischio si chiama estinzione.
Nella scorsa primavera l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) lanciò un grido dall’allarme: è in corso una estinzione di massa di dimensioni pari a quella che causò 65 milioni di anni fa la scomparsa dei dinosauri. Un urlo in favore della conservazione delle biodiversità contro la perdita del patrimonio delle ricchezze naturali: le risorse naturali non sono utilizzate in modo sostenibile né sono equamente condivise per altro. Ed in più, il fatto che certi esemplari siano sempre più rari produce anzitutto un danno economico e poi di conseguenza pratiche illegali di caccia.
Un esempio è lo storione che può vivere 100 anni ma non si riproduce annualmente: il caviale del beluga può costare anche a 10mila dollari al kg.
E l'uomo si estingue?
Il pianeta lo governa l’uomo, con poca consapevolezza e cieca ingordigia. Una specie, quella umana, che continua a riprodursi e a crescere di numero, teoricamente quindi non a rischio di estinzione.
Anche e soprattutto dove l’uomo è… credente.
Così risulta da uno studio condotto in 82 paesi dall'universitaà di Jena in Germania. Le società dominate da non credenti sarebbero destinate all'estinzione , viceversa i popoli religiosi – che si riproducono per dovere religioso. La ricerca mostra che nei paesi in cui la gente partecipa a funzioni religiose almeno una volta alla settimana le famiglie hanno in media 2 o piu' figli, mentre nelle società laiche la media e' di 1,7.
L'evoluzione insomma favorisce chi crede.
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