1 gen 2011

La Monarchia affaristica italiana travestita da democrazia

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Sarà capitato anche a voi di trovarvi in una discussione politica con un difensore a prescindere del governo in carica o di chi vi si oppone. Uno di quelli che prima cerca di capire da che parte state. Avrete probabilmente rilevato l'impossibilità di condurre la discussione su un confronto aperto, privo di dogmi. Ne avrete ricavato la medesima frustrazione, non tanto per l'impossibilità di smuovere l'interlocutore dai suoi credo, quanto per la triste consapevolezza che su quel fertile terreno è possibile per i nostri politici seminare qualsiasi cosa.
Creduloni? Sostanzialmente persone che hanno timore, paura di ragionare e di rendersi indipendenti. Persone che stanno a destra o a sinistra "a pelle". Messi assieme a quelli che ci stanno per puro calcolo, fanno una maggioranza. O una minoranza. Ma comunque... belante.

Il gioco delle parti è uno solo: potere per sè e per i seguaci.Polarizzare il confronto definendo almeno nella dialettica politica i due soli obiettivi "anti berlusconismo"  e "anti comunismo", è fare il gioco delle parti. Creare due fronti contrapposti per principio per cristallizzare il confronto su temi sterili e sui quali facilmente si identifica soprattutto quella parte di elettorato più ignorante o poco disposto al ragionamento, così come quello che vota per puro calcolo personale (ha una bandiera a cui richiamarsi e può nascondere i veri motivi del proprio voto).
Gli uni contro gli altri e la politica fuori. Le sedie assegnate per partito preso, per schieramento, e le scelte per il Paese - che incidono nella vita quotidiana soprattutto di chi meno ha -, quelle, rigorosamente in secondo piano.
Si tratta però di una combutta. Contro ma per tenersi fondamentalmente ognuno la propria sedia.
Lo scenario politico è condizionato - alla fine - dall'opportunismo di qualche centinaio di onorevoli che siedono in Parlamento per acquistare un potere e farlo rendere a proprio vantaggio e a vantaggio dei propri amici o compagni di affari. La carica parlamentare è un investimento che offre una rendita personale, e come tale - come ben dimostrato recentemente - un titolo passibile di compravendita. Un titolo che - nella finzione della scelta di coscienza e occultato dalle vesti del mandato personalmente attribuito all'eletto dall'elettore - cambia bottega in cambio di denaro, di incarichi professionali, di rielezione (ergo altro denaro e continuazione del potere).
Nell'era Berlusconi questo diviene palese e legittimo, accettabile ed accettato con leggerezza e ottusa complicità da buona parte degli elettori.
Che faticano a credere, o forse a capire, che la cosa pubblica e la sua gestione è un grande e appetitoso boccone per gli affaristi, per il quale gli stessi sono disposti serenamente a violare anche le norme costituzionali, oltre che le leggi ordinarie.

Gli incroci tra grandi patrimoni e cariche politiche stanno creando una forma moderna di monarchia assoluta. Da Putin a Berlusconi, pionieri delle nuove istituzioni affaristiche travestite da democrazie [...]
Essere primo ministro è anche essere titolare di vantaggi economici enormi, come le forniture del gas russo agli Stati europei. E se Putin e Berlusconi godono di tali poteri e beneficano i loro soci e amici in affari non è forse giusto che come gli antichi sovrani godano di questo potere di far doni ai loro sostenitori? Solo che ciò che nelle monarchie o dittature era considerato normale e giusto, il potere del monarca o duce di arricchire il suo seguito, qui fa scandalo. Donde le finzioni delle leggi sui conflitti di interessi. Il premio che tocca a chi ha il potere politico di far regali in pratica è normale. Tutti sanno che Putin è il despota rosso perché ha alle spalle la polizia segreta di stampo staliniano e il potere economico di Gazprom, cioè dell'ente per l'energia, e così tutti sanno che Berlusconi è l'uomo che può imporre la sua politica all'Eni e all'Enel, due enti che controllano l'energia in Italia. 
La differenza tra le monarchie, gli Stati autoritari e quelli sedicenti democratici è che i poteri di fatto prevalgono su quelli di diritto, e l'illegalità non è solo normale ma necessaria al funzionamento del sistema, e che non si sa mai dove finisce l'interesse degli Stati e dove comincia quello dei clan di potere e del capo, non sai mai dove finisce la delega concessa dai cittadini con il loro voto e dove comincia il potere che il capo e i suoi collaboratori si sono ritagliati. (L'Espresso, L'antitaliano - Giorgio Bocca)

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