18 gen 2011

Privacy sì, reati no

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Scrive su "Il Foglio " la signora Assuntina Morresi che "Se la legge deve essere uguale per tutti, allora tutti hanno eguale diritto ad avere una vita privata, senza violazioni da parte di chicchessia".

Non farebbe notizia questa affermazione se non fosse la premessa di una conclusione stucchevole... ovvero:
"Ma se per alcuni si pretende una deroga, se per chi ha un ruolo pubblico si accettano intrusioni violente e massicce come quelle subite dal presidente del Consiglio, allora la regola deve valere per tutti quelli che hanno un ruolo analogamente pubblico, a cominciare dai controllori. Dovrebbero essere resi noti i comportamenti privati di giudici e di pubblici ministeri, tanto per cominciare. Voglio conoscere, per poter giudicare, le abitudini sessuali di Boccassini, [...] fino al punto di rendere pubblico ogni aspetto della sua esistenza, anche il più intimo. 
[...] Tutti in prima pagina con le loro feste, i loro amici, le loro conversazioni telefoniche, con e-mail e sms. Chi comincia?"
Cominciamo dagli indagati per reati come lo sfruttamento della prostituzione o con chi si porta a letto minorenni. I particolari morbosi non ci interessano invece, cara signora, ma che questi signori vadano in galera sì, indipendentemente dal ceto o - meglio - dalla casta sociale di appartenenza.
A lei non interessa?

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