30 gen 2011

Ma cos'è la Destra, cos'è la Sinistra?

Schieramenti e preconcetti della politica: Giorgio Gaber ha saputo starne fuori... e tratteggia i nostri luoghi comuni.

28 gen 2011

Amo Zelig! - "Davanti ai magistrati non sono mai fuggito"

"Non fuggo dai magistrati". "Sia chiaro" che io non ho alcun timore di farmi giudicare. Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali" (On Cav. Silvio Berlusconi)
...amo Zelig!

27 gen 2011

Un paese di vite parallele

Karima El-Mahroug, così nessuno sa chi sia. Ruby, e la riconoscono anche le pietre.Da giorni le prime pagine dei quotidianoi italiani non parlano d’altro. Una diciottenne immolatasi per denaro al Drago, uno scandalo politico che sfuma nel gossip, riemege in tutta la sua gravita e risprofonda nel grottesco.
In realtà per l’Italia quel che sta accadendo, questa faida politica giocata sul palcoscenico dei valori, senza che di questi se ne trovi più traccia, è una rappresentazione tragicomica.
Che all’estero appare come tale con maggiore limpidezza.

Il 23 gennaio scorso il sito del New York Times, commentando le notizie che raccontano lo scandalo, delineava un Italia patetica.
Quella di Ms. Mahroug è l'ultima puntata di una  tragicommedia surreale e molto italiana - che fonde realtà e finzione, realtà e reality - in un terra dove il confine tra apparenza e realtà è stato a lungo confuso, dentro e fuori dalla politica. […]
Ma il dramma completo è andato in onda per i 17 anni in cui Berlusconi è stato il politico più pittoresco d'Italia, che ha suonato per un pubblico modellato dalla cultura televisiva del sensazionalismo, che in tre decenni con la più grande emittente privata d'Italia egli ha contribuito a creare. Ma come è possibile che Berlusconi sia ancora al potere?La risposta di base è semplice: politica.
Un crescente numero di italiani cambierebbe probabilmente canale se vedesse una alternativa, ma la sinistra è debole e il centro non chiaramente focalizzato, e al momento il Premier ha una pur risicata maggioranza parlamentare. Il suo futuro dipende ora dalla Lega Nord, che è sempre più insofferente e on esclude elezioni.
Ruby ha una vita parallela. Quella reale delle intercettazioni, e quella taroccata, delle balle costruite per la difesa di chi l’ha mantenuta con laute mance sino ad oggi. Così i politici e gli italiani stessi, che vedono precipitare negli scandali ogni cosa, ma nel frattempo proseguono su una strada parallela la propria esistenza, come in due mondi che on si toccano.  L'Italia ha una cultura di sopravvivenza, intrisa di rassegnazione fatalistica.
Sin dall'Impero Romano, la politica è stata vista come un mezzo per avere potere e denaro. Ancora oggi, l'Italia rimane una terra dove complesse reti di connessioni e di legami familiari possono, come in epoca feudale, contare più del merito,  per ottenere un lavoro come un prestito bancario. Nella mia esperienza, gli italiani hanno una conoscenza altamente sofisticata delle dinamiche di potere, un acuto senso di a chi devi dire di sì e a chi puoi dire no.
Qualunque cosa sia, è molto italiana. Questo è, dopo tutto, il paese che ha inventato il barocco, con i suoi trompe l'oeil, le false porte, le facciate che mascherano più livelli e facciate che mascherano nulla.
Nei suoi anni di vita pubblica, Berlusconi ha offuscato il confine tra immagine e realtà. O meglio, ha fatto una brillante carriera sulla verità fondamentale per gli italiani: l’immagine è la realtà.
Siamo un popolo che vive in dimensioni parallele. Con rassegnazione.

26 gen 2011

Magistrati e Berlusconi: chi è l'uomo nero?

Sono venti anni che in Italia esiste un bipolarismo perfetto. Altro che. Da una parte i governi, dall’altra i magistrati. Il presidente del Consiglio continua a parlare di magistrati comunisti. Sì, può anche dar­si che alcuni di loro abbiano simpatia per la sini­stra. Ma sbaglia. Ciò che li caratterizza non è il colo­re, ma l’assolutismo del proprio potere. Un potere non eletto dal popolo, non giudicato dal popolo, autoreferenziale, protetto dalla consuetudine re­pubblicana e di grande capacità propagandistica. I magistrati rappresentano un ramificato partito che è tenuto insieme dalla più giacobina delle intuizioni: la verità assoluta. Se un magistrato sbaglia è una mela marcia in un cesto profumato, se un politico ruba è la classe politica nel suo insieme che fa ribrezzo.[...]


Berlusconi distrutto da un magistrato sarebbe un disastro per il futuro di questo paese. Berlusconi sconfitto in una contesa elettorale sarebbe fisiologico. Chi punta alla prima soluzione è un folle e destinato a essere vittima della propria insana ambi­zione.
('Magistrati e politici, il bipolarismo che affonda l'Italia' di Nicola Porro su giornale.it)

E’ una considerazione interessante quella del giornalista Porro, che "offende" un po’ la sinistra, "dimenticandosi che esiste" fino a non attribuirle il ruolo di parte quasi, ma non possiamo dire che questa opposizione faccia molto per avere un appeal e guadagnarsi considerazione, specie tra gli “uomini del fare”, come si ritengono i sostenitori della coalizione di centrodestra.
Per Porro la magitratura è l'uomo nero del paese, che gioca nell'agone politico ora contro berlusconi, domani contro chi lo avvicenderà.
Ricordiamoci che Berlusconi assurge al ruolo di salvatore della patria, quando scende in campo, cavalcando anche Mani pulite, avendo compreso quanto sia da un lato la forza dei magistrati ma, soprattutto sapendo che scheletri nell’armadio ne aveva da vendere.

25 gen 2011

L'Ikea è un labirinto. O no?

Il professor Allan Penn, direttore del Virtual Reality Centre for the Built Environment dello University College London) ha fatto una grossa scoperta.
Che suona più o meno così: il layout dell'Ikea è fatto per vendere il più possibile. Nooo!
E come l’hanno pensato questi svedesi? Come un labirinto, dove il cliente gira e rigira entra in contatto con tutto il catalogo e quindi ha molte possibilità di acquistare, anche ciò che non gli serve.

Chi di voi non è mai stato all’Ikea? Credo quasi nessuno, parliamo quindi per esperienza diretta. In effetti, attorno ad un percorso principale si snodano percorsi secondari tra “gondole” (si chiamano così gli espositori della grande distribuzione) e “isole” espositive.
I prodotti sono organizzati in buona parte in ambienti casalinghi (la cucina, la sala…) completamente arredati e tutto quello che si vede è in vendita (a parte le tv finte). Molte suppellettili sono collocate negli ambienti e poi le si ritrovano più avanti in reparti specifici, tutti rigorosamente “in fila” lungo il percorso principale (non ce ne è uno che possa essere saltato).
Secondo il professor Allan Penn questo layout è un'arma psicologica studiata per confondere e disorientare i clienti :
"Il successo dell'Ikea si basa su una specie di imbarazzo dei clienti che perdono l'orientamento. Per raggiungere l'uscita bisogna girovagare in una serie infinita di svolte e giravolte. In questo infinito viaggio si mettono perciò nel carrello molte più cose di quelle preventivate".
Ora facciamo un salto in uno store diverso ma a tutti molto familiare, quello di Autogrill. In autostrada ci avete viaggiato tutti e una sosta l’avete certamente fatta. Il percorso, all’interno del negozio, anche in quelli che esistono da 40 anni, è sempre obbligato. Gli scaffali sono stracolmi e danno sempre idea di grande abbondanza e assortimento, sono sempre completati da isole con prodotti in promozione (chi non ricorda la piramide delle confezioni maxi di Nutella o le isole con decine di tipi di cioccolata in confezioni ammalianti?). In linea di massima un iter forzato (al massimo potete andare in bagno), in cui non ci si perde, ma dove comunque si passa in rassegna tutta la merce.
Naturalmente quelle di Ikea e di Autogrill sono disposizioni diverse, che nascono anche da esigenze diverse (topologia e numero di referenze, necessità espositive, ingombri, conservazione dei prodotti…).

In store marketing.
Semplificando la distribuzione ragiona grossomodo come segue. Devo anzitutto portare i potenziali clienti dentro il punto vendita e qui – oltre alla attrattività della proposta commerciale e alla efficacia della comunicazione - l’immagine del negozio è fondamentale (ordine, pulizia, addetti precisi e disponibili…): stiamo parlando di attrattività degli spazi. Successivamente devo trasformare questi potenziali clienti in clienti effettivi, quindi devo rendere gli spazi produttivi. Più la merce è esposta ordinatamente al passaggio e alla vista dei clienti e più le vendite salgono. Il design del negozio, la sua forma, la presentazione della merce, gli espositori, le promozioni in-store… sono molteplici ed oggetto di continui studi e sperimentazioni. Ciò che li accomuna tutti è che mirano a massimizzare la produttività del singolo metro quadro (quanto fatturato al metro tenuto conto dei costi al metro?).

24 gen 2011

I veri mandanti del Caimano

La tragedia epocale di questo Paese non è nel fatto che il Capo del suo Governo sia una persona impresentabile e improponibile, amico intimo e frequentatore abituale di persone che vanno dai Previti (condannato con sentenza definitiva per crimini più che deplorevoli), ai Dell’Utri (condannato in primo e secondo grado per fatti di mafia), alle D’Addario, Ruby, Minetti, Mora, Mangano e altre decine e decine, che in qualunque altro paese non avrebbero non il telefono, ma neppure l’indirizzo di un Capo di Stato, ma nel fatto che l’intero Paese ha costantemente e sistematicamente ridotto se stesso, le sue istituzioni, le sue leggi, le sue strutture culturali, politiche e sociali a una condizione nella quale ciò che sta accadendo può materialmente accadere.

Uno scivolone inesorabile nel vuoto, prodotto da una coscienza sociale sempre più labile; un vuoto amplificato da un sistema di valori  corroso lentamente. Un vuoto maleodorante.
Quel che sta accadendo non ha antidoti immediati, non basta la vergogna che infatti non è di tutti: Berlusconi gode ancora della identificazione di molti, troppi per pensare che questo Paese abbia gli anticorpi sufficienti per rigettare questo morbo.
Le frasi citate all'inizio sono di Felice Lima, tratte da ilfattoquotidiano.it. Dicono il vero, descrivono il profilo e lo stato di una nazione prostrata, apatica, fiacca, priva di una spina dorsale morale.

L’esistenza di un tipo umano come questo – indifferente ai precetti morali, indifferente ai precetti della legge e indifferente all’evidenza del rischio di un ricatto, prima, e di una svergognatura mondiale, poi, da parte della inverosimile complice prostituta minorenne – è possibile solo in presenza di una condizione psicologica molto gravemente compromessa, ma anche, purtroppo, a una particolare condizione della vita politica, civile e sociale del paese ospitante. Ed è questo che vorrei sottolineare.

L'articolo merita di essere letto e anche condiviso non tanto con chi  ha chiara questa situazione e ne percepisce i pericoli, ma soprattutto con quanti hannoancora dubbi, i veri mandanti del Caimano direi, ovvero quelli che tengono il Paese in bilico e ai piedi di questi immorali opportunisti ai quali il voto democratico ma inebetito di troppi ha affidato le sorti di tutti gli italiani.

L'articolo intero - che descrive il patto suicida che l'Italia ha fatto con il Caimano - è questo, buona lettura...


Il patto scellerato tra l’Italia e il Caimano
di Felice Lima, da ilfattoquotidiano.it

Io e mia moglie siamo entrambi magistrati e prestiamo il nostro servizio da venticinque anni in Sicilia.
In passato accadeva che solo negli ambienti più torbidi del malaffare e della criminalità più odiosa i magistrati (e dunque anche noi) venissimo apostrofati con espressioni ingiuriose – tipo “sbirro”, “curnutu”, e altre – da chi, essendo un criminale, ci teneva a marcare una differenza per così dire ontologica con chi, nel suo universo di riferimento, serviva il nemico: cioè, lo Stato.

23 gen 2011

La minore età che piace ai settantenni conservatori

Fabrizio Cicchitto è un ex membro del PSI, iscritto alla P2, ora deputato e capogruppo alla Camera per il Pdl.
Non si definisce in una riga una persona e né una riga può certamente racchiudere una storia di settanta anni di vita, largamente dedicata alla politica, come è quella dell’on Cicchitto.
Però se passati 70 anni giungi a delle considerazioni come quelle che l’on Cicchitto ha rilasciato in questi giorni circa l’opportunità di abbassare la soglia della maggiore età, forse ti meriti anche meno di una riga di descrizione, basterebbe una parola sola, ed è un insulto.

In questi giorni l’on. Silvio Berlusconi ha ricevuto l’infamante accusa di sfruttamento della prostituzione minorile, da “utilizzatore finale” come direbbe il suo ineffabile avvocato Ghidini.
Casualmente tra le fila del Pdl, e Cicchitto ne è il portavoce, emerge una proposta – firmata Gaetano Pecorella, uno degli avvocati che ripuliscono la vita del Premier -, ovvero portare la maggiore età da 18 anni a 17 o 16 anni. Una tempestività che lascia basito anche il più scaltro dei truffatori: che si tratti di un tentativo di fare improvvisamente diventare Ruby maggiorenne per mezzo di una legge retroattiva?
Pecorella dixit e Cicchitto conferma, non si tratta di una priorità, dice, ma stanno considerando questa ipotesi.

Precoce maturità?
Le ragazze di oggi avrebbero una precoce maturità e questo dovrebbe indurci ad adeguare anche gli aspetti formali.
Per dire che gli adolescenti di oggi hanno una precoce maturità bisogna essere in malafede oppure… in malafede.
Gaetano Pecorella, in un’intervista al Mattino:
“Sono dell’idea che oggi l’età per diventare maggiorenni sia troppo alta rispetto alla maturità raggiunta dai giovani, un conto è avere rapporti sessuali con una dodicenne, altro con una di 17 anni e 9 mesi che partecipa a concorsi di bellezza e balla nei night”.
Caro Pecorella non sono certo le più mature quelle ragazze che si iscrivono a concorsi di bellezza o ballano nei night, ed il fatto che questo sia il tuo termine di paragone lascia intendere che l’unica maturità che ti preme constatare è quella sessuale. Un corpo pronto insomma, vero?

22 gen 2011

Il fatto Quotidiano: questi comunisti che distribuiscono gli utili!

Pochi giorni fa, con quell'aria che irriterebbe un amico, figuriamoci un nemico giurato, Marco Travaglio ha elencato in tv, davanti a milioni di italiani, le bugie del signor B. nel caso Ruby & C.
Le ha lette come se fosse il primo della classe saputello che elenca gli errori del professore.
Marco Travaglio – giornalista impegnato, documentato e pignolo - piace e non piace ma non si può dire che non sappia il mestiere suo.
Alla fine il lavoro paga, anche sotto il profilo economico, così sembra a giudicare dai risultati de Il Fatto Quotidiano, testata che dirige, nata solo nel 2010 e già capace di portare a casa 10 milioni di euro di utile, su 28 milioni di fatturato.
Le revenues derivano dalle vendite (punte di 94mila copie nei giorni in cui la politica le combina più grosse), pochissimo dalla pubblicità. Anche il sito – diretto da Peter Gomez - va benissimo, 400mila utenti unici al giorno, 28mila abbonati alla versione pdf scaricabile on line.
ItaliaOggi stima che la testata valga oggi 60 milioni di euro, contro i 37 de L’Unità.

Utili per tutti
Bene…  questo successo è stato ottenuto con una struttura di circa 30 collaboratori con i quali – udite udite – l’amministratore Giorgio Poidomani  ha deciso di condividere il frutto: degli utili devono beneficiare tutte le persone che hanno contribuito a produrli, non solo i proprietari, quindi… ecco 8mila euro a testa ai collaboratori.

20 gen 2011

Al rogo, al rogo!

"Non chiediamo nessun rogo di libri, intendiamoci. Semplicemente inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l'appello a favore di Cesare Battisti. Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti ad intellettuali che vorrebbero l'impunità di un condannato per crimini aberranti".
Non sono parole dette al bar da una persona confusa, no, sono parole dette dall'assessore regionale all'istruzione Elena Donazzan, 39 anni di Bassano del Grappa, pidiellina e convinta cattolica, ex Fronte della Gioventù e An. Che inviterà i presidi delle scuole a eliminare quei testi.
Rieccola, un’altra bigotta che altro non vede che la censura. Siccome un autore ha espresso la sua idea, in democrazia dovrebbe essere possibile, noi eliminiamo i suoi libri, che con quell’idea magari non c’entrano nulla.
Al posto di invitare a ragionare su quella idea, a contestarla, la signora chiede che tutte le idee di quegli autori siano rimosse.
"Un autore, un intellettuale, esiste per quello che scrive. Questo è il suo ruolo nella società. Quella a favore di Battisti non è stata una petizione popolare. Ci troviamo davanti a un messaggio aberrante lanciato da intellettuali. A favore di un personaggio che si è macchiato dei peggiori crimini di sangue. L'unica cosa che possiamo fare è boicottare i loro libri. Smettere di leggerli. Non accoglierli nelle biblioteche pubbliche e nelle scuole"
Cara Donazzan un conto è dire “non leggete i libri di quegli autori” e un conto è usare il proprio potere amministrativo per imporlo, anche se giuridicamente la richiesta non ha basi per produrre effetti.

La salma di Berlusconi ostaggio di Bossi

Un politico che potremmo dire finito ma in realtà mai esistito come tale. Un mercante braccato dalla legge che si difende cambiando le leggi, circondato da donnicciole di buona famiglia di giorno ma di malaffare di notte e cortigiani leccapiedi compromessi che lo circondano e tengono botta sapendo che l’uomo cederà solo un secondo dopo che il Creatore l’avrà chiamato a sé.

C’è già  puzza di marcio e acquasanta. Berlusconi, rifatto da sapienti bisturi, pare sempre più la cera di se stesso. Un Re Impagliato tenuto in scena finchè possibile da un solo uomo: il Senatur, Umberto Bossi.
Qualsiasi cosa accada (i truiun, Mirafiori, l’Afghanistan…) il lumbard ripete la sua richiesta: dateci il federalismo, che c’entra nulla ma è la meta da portare a casa da sempre, prima affiancando il centrosinistra, poi il centrodestra… non importa.
Bossi ha mercatteggiato sempre con Berlusconi. Quando si aprlava di ampliare il Lodo Alfano, l'Umberto definì le modifiche "piccole cose: il Presidente del Consiglio deve badare a un Paese: qualcosa gli devi".
Ora la coalizione in cui Bossi è ampiamente presente e colluso fa acqua e sprofonda in scandali quotidiani (l’ultima è di oggi: Orsi, consigliere Pdl di Alemanno e sostyenuto in campagna elettorale da Berlusconi stesso, indagato per riciclaggio, reimpiego di proventi frutto di reato, corruzione, cessione di sostanze stupefacenti in occasione di festini con prostitute) e Bossi ricatta sempre più: il suo appoggio in cambio del federalismo.
Bossi sa che è in dirittura d’arrivo e non può cadere oggi il governo.
Meglio tenere in piedi la salma impagliata di Silvio Berlusconi. Amen.

19 gen 2011

Severgnini, altro che imbarazzo!

"Vorrei andare dai giudici, ma significherebbe legittimarli. Indagini e perquisizioni come contro i mafiosi, violata la Costituzione" (parole di uno che pensa che le indagini si possono fare solo sugli altri)
Caro Severgnini, oggi hai scritto un articolo su corriere.it ('L'immagine imbarazzata di un Paese') nel quale riporti i motivi per i quali l'Italia e gli italiani si trovano in una situazione di imbarazzo ben percepita anche all'estero.
Il Financil Times, non il Manifesto o l'ultimo dei gazzettini della nostra assopita provincia, rileva che la settima economia mondiale ha bisogno di riforme, ricordando la crisi occupazionale e il pesante debito pubblico che ci grava il futuro, e senza dimenticare la morsa nella quale vive da sempre il nostro Paese, quello della criminalità organizzata (I mean Mafia), che tendiamo a considerare quasi "arredamento" della nostra landa.
"Ma invece di soluzioni a questi problemi, gli italiani rischiano di assistere a un'altra puntata di Berlusconi-contro-giudici".
Con questa osservazione il Financil Times ci condanna al peggio, sotto sotto definendoci degli indolenti, dei meschi e dei servi.
Caro Severgnini, il periodico in questione ha ragione.

Ma non si tratta di imbarazzo.
Tu dici:
"Ecco: questo è lo spettacolo da evitare. Lo abbiamo già visto e non ne possiamo più", ed è così. 
Credo che nessun italiano, nemmeno il pacato Napolitano che deve reagire con misura, sia semplicemente imbarazzato.
Gli italiani sono schifati. Tutti, anche i meschini che appoggiano per bieco interesse o stoltezza un personaggio che forte del suo potere personale svolge un incarico, quello di Capo del Governo, senza nessun pudore, autoassolvendosi in tv e sui propri giornali e rifiutando costantemente di presentarsi da alcun giudice, definito sempre o illegittimo o nemico in malafede.
Non ci credono più nemmeno i bambini e gli idioti a queste baggianate e Berlusconi è ancora dove è solo per la combutta di interessi che sconsiglia la quasi totalità dei suoi compagni di governo a mettercisi contro, certi come sono, soprattutto quelli coinvolti non per meriti e capacità politiche, che caduto il Padrone anche i servi sarebbero cacciati a calci nel sedere.
Tu dici che esiste un drammatico confine tra imbarazzo e disgusto:
"il primo è stato superato. Il secondo, in una democrazia, non andrebbe attraversato mai. Perché è umiliante, perché è pericoloso e perché ha ragione il Financial Times: l'Italia merita di meglio".
Già, ma obietto: è già stato superato anche quello, le persone  sono assolutamente disgustate, non solo per il comportamente del Premier, ma anche per l'incapacità di tutti quei politici che non sanno reagire con veemenza a questa situazione oscena e immorale, che riduce le prime pagine dei giornali a copie di rotocalchi ispirati al gossip mentre l'economia ha crepe sempre più vistose e la gente comune sempre meno difese e più angosce quotidiane.
Siamo un popolo di papponi senza spina d'orsale?

18 gen 2011

Privacy sì, reati no

Scrive su "Il Foglio " la signora Assuntina Morresi che "Se la legge deve essere uguale per tutti, allora tutti hanno eguale diritto ad avere una vita privata, senza violazioni da parte di chicchessia".

Non farebbe notizia questa affermazione se non fosse la premessa di una conclusione stucchevole... ovvero:
"Ma se per alcuni si pretende una deroga, se per chi ha un ruolo pubblico si accettano intrusioni violente e massicce come quelle subite dal presidente del Consiglio, allora la regola deve valere per tutti quelli che hanno un ruolo analogamente pubblico, a cominciare dai controllori. Dovrebbero essere resi noti i comportamenti privati di giudici e di pubblici ministeri, tanto per cominciare. Voglio conoscere, per poter giudicare, le abitudini sessuali di Boccassini, [...] fino al punto di rendere pubblico ogni aspetto della sua esistenza, anche il più intimo. 
[...] Tutti in prima pagina con le loro feste, i loro amici, le loro conversazioni telefoniche, con e-mail e sms. Chi comincia?"
Cominciamo dagli indagati per reati come lo sfruttamento della prostituzione o con chi si porta a letto minorenni. I particolari morbosi non ci interessano invece, cara signora, ma che questi signori vadano in galera sì, indipendentemente dal ceto o - meglio - dalla casta sociale di appartenenza.
A lei non interessa?

16 gen 2011

Fiom vs Marchionne: l'Italia che ha vinto quale è?

“Solidarietà alla Fiom. Il turbocapitalismo è l’antitesi della dottrina sociale cristiana”. (Don Walter Fiocchi)

"La signora Santanché ha sparato: 'Col Sì è l’Italia che ha vinto'. Quale Italia? - le vorrei domandare. Non certo quella degli schiacciati, degli sfiancati, degli oppressi dal lavoro servile, da coloro ai quali lei, signora, e la sua parte politica, li vuole condannare, con l’alibi della crisi e sotto uno specioso richiamo alla globalizzazione. Se esiste una Italia che ieri ha salutato brindando quella risicatissima maggioranza di Sì, è formata da una minoranza di falliti, di sfruttatori e parassiti sociali. Proprio come lei, signora". (Angelo d'Orsi)

“Sto con la Fiom e gli operai. Ammiro la scelta di libertà di chi ha votato no al ricatto” (Rita Borsellino)

"Nei giorni scorsi politici di ogni colore, giornalisti e persino qualche prete hanno più volte invitato la Fiom e la Cgil al senso di responsabilità, alla necessità di rispettare il voto e di restare in fabbrica. Dopo questo risultato lo chiederanno con la stessa petulanza e con la stesa determinazione anche a Marchionne? Gli chiederanno di deporre i panni del caudillo e di rinunciare a quelle parti dell'intesa che sono lesive persino dei diritti costituzionali e dello statuto dei lavoratori? Ci permettiamo di dubitarne". (Giuseppe Giulietti)

"Hanno vinto i sì, col 54 per cento dei consensi. Per quel 'voltagabbana' di Daniele Capezzone la consultazione ha 'un valore storico, e sarà ricordata come la marcia dei 40mila o come il referendum sulla scala mobile. Ragionevolezza contro demagogia, modernità contro conservazione, serietà contro massimalismo'. Parole fuori dalla realtà, che forse nascondono il timore per non aver piegato nettamente una forza dissidente e nient'affatto isolata come la Fio"m. (Giacomo Russo Spena)

Ho visto, per le strade del mondo...

"Ho visto una banda di ragazzini di strada rubare un giocattolo ad un bimbo di famiglia e di fronte al suo pianto, ridarglielo"

15 gen 2011

Siamo troppo ossessionati da Facebook?

Mi è capitato ancora di discutere su cosa sia Facebook, questo fagocitatore sociale che si allarga giorno per giorno, e l'ho fatto con una persona che - 25 anni, laurea in comunicazione - in teoria di Facebook dovrebbe sapere tutto ed usarlo con grande cognizione e profitto. L'obiezione principale che mi sono trovato a discutere è quella più frequente: "Facebook serve a cazzeggiare, se qualcuno vuole contattarmi mi chiama al telefono o mi contatta via email".
Non è così. Facebook è un rivoluzionario connettore che non solo e non tanto consente di recuperare vecchi amici e perdere tempo on line, ma e soprattutto crea nuove relazioni e amplifica quelle esistenti attorno ai propri interessi. E, naturalmente, come nella vita reale, da una relazione nata attorno alla passione per la cucina italiana, poi nascono amicizie e si sviluppano anche rapporti professionali ("Mi piace la cucina regionale toscana e un nuovo amico conosciuto per questo su Facebook  è diventato mio cliente, farò per lui una consulenza per la organizzazione della sua azienda").

Are we too obsessed with Facebook? 
I profili di Facebook sono come l'ombelico, tutti ne hanno uno. Forse questa affermazione è ancora una esagerazione, ma stando ai numeri, noi (ovvero gli utilizzatori di Internet di tutto il pianeta) stiamo diventando sempre più ossessionati da Facebook giorno dopo giorno.
Uno ogni 13 abitanti del pianeta e  tre ogni quattro americani sono su Facebook, e uno ogni ventisei si iscrive ogni giorno.
Potremmo snocciolare statistiche così fino alle calende greche, invece, vi mostriamo questo affascinante infografico su Facebook tratto da SocialHype e OnlineSchools.org.
Qui, in estrema sintesi visiva, sono raffigurati alcuni punti salienti riguardanti l'uso Facebook, le tendenze osservate nel 2010 etc.
Date un'occhiata a queste informazioni (cliccare sull'immagine per visualizzare la versione full-size) e nei commenti fateci sapere cosa ne pensate. Facebook è un mezzo incredibilmente connettivo? Una peste colpisce le persone facilmente esposte? Un po' di entrambi, o qualcosa d'altro?
Are we too obsessed with Facebook? - Libera traduzione da mashable.com

Uomini e macchine

"Comunichi al senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l'operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina, non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l'uomo non è una macchina adibita ad un'altra macchina".
Mussolini, 16 luglio 1937, telegramma al prefetto di Torino.

L’Utilizzatore Finale, Mirafiori, due storie e un solo pianto per la Generazione BBB

Noemi, Ruby e un esercito di altre come loro. Come insegna la storia di mister Berlusconi (ora indagato per concussione e favoreggiamento di prostituzione minorile), usare una donna non è reato. Le donne non si comprano, si fanno ingaggiare da pancioni e parolai amici, e poi le si utilizzano. Questo non è solo l’artificio difensivo del vecchio drago malato, ossessionato, è qualcosa di più, è una interpretazione per tutti dei rapporti tra le persone. Chi può compra e usa tutto. Se non puoi, cerca di diventare uno che può.
Tutto questo è quasi un bene, muove anche l’economia. Quante sono le ragazze italiane, magari anche minorenni, con un paio di belle gambe e tutti gli altri “accessori” a posto? Migliaia, molte migliaia probabilmente. Una vera azienda, che avrebbe un bilancio sempre ampiamente in attivo, originato da mastrini facili facili, soprattutto lato “dare”. L’azienda modello della Generazione BBB (berlusca-bunga-bunga).

Questi anni arrotolati attorno ai guai giudiziari di mister B. stanno generando guai peggiori per il futuro del Paese: a forza di tv e giornaletti spazzatura, di cronisti e portavoce bugiardi, ben disposti a dare eco al discredito che il Capo del Governo (non l'ubriacone del bar) riversa ogni giorno contro la magistratura per delegittimarla dinnanzi alla opinione pubblica, si sta creando nei cittadini italiani una coscienza sempre più labile. In tutti, in chi mister B. già lo elegge, ma anche in chi lo tollera, in chi lo sopporta.
Un uomo sul viale del tramonto fisico, che sostiene il proprio desiderio a pasticche, la propria faccia a colpi di bisturi, la propria fedina penale a colpi di leggi. Un uomo solo con cortigiani inguaiati, spazzatura destinata alla discarica della storia, che pure regge le sorti di un Paese, sopraffatto dai propri individualismi, dal menefreghismo, dal lassismo.

Mentre si consuma  il dramma di Berlusconi, a Torino si consuma il dramma di lavoratori che guadagnano in un mese un terzo di quello che Ruby avrebbe  guadagnato per trascorrere una sera ad Arcore. Mentre mister B. si difende, alla fine della sua esistenza, e lascia messaggi immorali come eredità non richiesta alle future generazioni, a Mirafiori si consuma un confronto tra poveri, messi gli uni contro gli altri a decidere di che morte morire, subito o lentamente, in una azienda che ha già da tempo fatto la scelta di internazionalizzarsi sino al punto di non considerarsi più nemmeno necessariamente italiana, dopo avere succhiato per anni fondi alla nazione.
Due drammi, il primo senza speranza e che si concluderà solo il giorno dell’estremo saluto, il secondo chissà. Due storie, un solo pianto.

14 gen 2011

Regali per i talebani?


Afghanistan. Perlustrazione aerea a caccia dei Talebani. Un mitragliere della Royal Navy indossa un costume da Babbo Natale (da Boston.com).

12 gen 2011

L'Omino risponde all'Omone Borghezio

L'omone Borghezio dà il suo meglio
Borghezio ha detto la sua. Ha fatto le sue considerazioni in merito alla operosità dei terremotati aquilani, tacciandoli di essere una mera palla al piede per l'Italia.
A parte che non si capisce a che titolo questo signorotto parli dell'Italia (a dire il vero non è chiaro perchè qualcuno lo stia ad ascoltare, noi compresi), Borghezio ha manifestato una volta di più l'anima gretta e rancorosa del suo partito, la Lega, e di una parte di chi la sostiene.
Di risposte ne ha trovate parecchie, e molti ce l'hanno mandato.
Da Facebook ecco un messaggio chiaro chiaro per Borghezio, da parte di chi conosce bene gli effetti del terremoto:
Caro Borghezio volevo dirti un po' di cose.
Ho perso la casa, l'auto, un posto di lavoro, il mio bar preferito, le mie abitudini,ma su queste cose ci posso passare anche sopra, però ho perso anche molti amici, non posso più fare colazione con un mio amico, nel mio cellulare ci sono ancora i numeri di persone che purtroppo non possono più rispondermi perchè sono rimaste sotto le macerie, molti aquilani sono ancora sulla costa per colpa di politici come lei che pensano prima al proprio conto in banca che alla dignità della persone. Siamo ancora bombardati dalle false promesse su una ricostruzione che stenta ad andare avanti ed infine questa terra che non smette di tremare!
Lei vuole solo la Padania? Allora stia lì e non rompa le scatole con le sue stronzate. Noi della Padania dobbiamo ringraziare solo i molti volontari che senza chiedere nulla ci hanno dato una mano e di certo non ci hanno considerato una palla al piede. Forse lei ancora non si rende conto che è solo un povero buffone che ancora non riesce a trovare una giusta collacazione (io un'idea ce l'avrei ma devo vedere se la mia tazza del cesso è d'accordo) e spara stronzate per apparire in televisione, forse è lei una palla al piede per lo stato e per tutti noi.
Se ha le palle (ma non credo) venga a ripetere ciò che ha detto qui all'Aquila e trovare il coraggio di guardare negli occhi la gente vuota che da quel maledetto 6 aprile ha perso anche l'anima.
L'ho già detto e lo ripeto, gli aquilan sono forti e gentili ma non fessi!!!!  (Omino dell'Aquila)

8 gen 2011

Il Grande Bestemmiatore

La notizia sembra un gossip ma non lo è.
Nella casa del Grande Fratello si è bestemmiato: lo fece Matteo Casnici (figlio di catechista) ma “in buona fede” (poverino) e Mediaset lo ha assolto. Assoluzione assolutamente comprensibile e direi anche in linea con il tenore, i contenuti e gli obiettivi del programma (“spettacolo reale”, già… ma bel reale che vanno a pescare, sempre peggiore). Assoluzione che poi ha forzato Mediaset a riabilitare e a ammettere nuovamente nella casa Massimo Scattarella, il concorrente squalificato l'anno scorso per una bestemmia.
Giusto così, assolutamente coerente.
Quando proponi insipienza e vacuità tutto o quasi può passare, certamente le parolacce e tra queste anche le bestemmie. Fa notizia e accresce l’audience del reality show, e al paron di Mediaset state tranquilli che va bene così.
Però questa assoluzione opportunistica ha scatenato gli insulsi protagonisti della “casa”, che prontamente hanno sfoderato il meglio di sé, ripetendosi: altra bestemmia (protagonista Pietro Titone). E Mediaset ha dovuto interrompere il televoto settimanale e rifondere chi aveva già votato il concorrente da eliminare. Si tratta di "un deprecabile episodio accaduto all'interno della casa nelle ultime ore", dice l’azienda. Di deprecabile c’è la trasmissione in sé direi ma tant’è.

Chi di bestemmia ferisce, di bestemmia… campa? Una provocazione certamente, ma se il proprietario di Mediaset (contestualmente anche capo del Governo, con annessi obblighi morali…) può permettersi di bestemmiare pubblicamente – ricordate la barzelletta sulla Bindi? - allora perché non lo possono fare quattro ragazzotti esibizionisti rinchiusi a fare nulla e a sciorinare banalità nella casa del Grande Fratello messa in piedi con profitto da Mediaset stessa?
Più gravi delle bestemmie di Silvio Belusconi e dei concorrenti del Grande Fratello (un format che certifica la prossimità estrema tra la tv gossippara e l’asse del water) sono le oscenità che si son susseguite a commento o come reazione.
Nel caso della bestemmia pronunciata da Berlusconi, l’oscenità sta nella assoluzione data da monsignor Rino Fisichella - presidente del Consiglio Pontificio per l’evangelizzazione: “Bisogna sempre saper contestualizzare le cose”.
Infatti la bestemmia proferita da un capo di Governo che racconta una barzelletta che offende una donna va contestualizzata in qualcosa di grave, ovvero nel ruolo anche morale di chi riscopre quella carica, risultando quindi una oscenità doppia e particolarmente condannabile. Ma Fisichella è più terreno di un ateo in questo e ha altre preoccupazioni, infatti aggiunse che  “in Italia dobbiamo essere capaci di non creare burrasche per strumentalizzare le situazioni politiche”. Ovvero, non si può mettere in crisi questo governo per una bestemmia. O per qualche festino a luci rosse, o qualche evasione fiscale… Chissà se bestemmiasse Vendola che direbbe Fisichella.
Nel caso delle reiterate bestemmie dei poveretti rinchiusi con il loro misero egocentrismo nella “casa”, la reazione grave sta nella riammissione, che equivale ad uno sdoganamento della volgarità non solo in una trasmissione che è una già accozzaglia di tanti nulla, ma nella tv in toto e quindi nella coscienza e nella cultura di tantissimi italiani che della tv si nutrono ad occhi bendati.
Fisichella a parte però, la situazione si surriscalda per Mediaset. Avvenire  - quotidiano dei vescovi  - ha attaccato Mediaset che ora non può fare finta di nulla, e nemmeno il suo paron, Cav. Dott. Silvio Berlusconi, già protagonista di scandali e scandali che la Chiesa fa sempre più fatica a ignorare.
L’elettorato cattolico invece che me pensa?

2 gen 2011

I credenti salveranno il pianeta terra

La Terra è a rischio. Il rischio si chiama estinzione.
Nella scorsa primavera l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) lanciò un grido dall’allarme: è in corso una estinzione di massa di dimensioni pari a quella che causò 65 milioni di anni fa la scomparsa dei dinosauri. Un urlo in favore della conservazione delle biodiversità contro la perdita del patrimonio delle ricchezze naturali: le risorse naturali non sono utilizzate in modo  sostenibile né sono equamente condivise per altro. Ed in più, il fatto che certi esemplari siano sempre più rari produce anzitutto un danno economico e poi di conseguenza pratiche illegali di caccia.
Un esempio è lo storione che può vivere 100 anni ma non si riproduce annualmente: il caviale del beluga può costare anche a 10mila dollari al kg.

E l'uomo si estingue?
Il pianeta lo governa l’uomo, con poca consapevolezza e cieca ingordigia. Una specie, quella umana, che continua a riprodursi e a crescere di numero, teoricamente quindi non a rischio di estinzione.
Anche e soprattutto dove l’uomo è… credente.
Così risulta da uno studio condotto in 82 paesi dall'universitaà di Jena in Germania. Le società dominate da non credenti sarebbero  destinate all'estinzione , viceversa i popoli religiosi – che si riproducono per dovere religioso. La ricerca mostra che nei paesi in cui la gente partecipa a funzioni religiose almeno una volta alla settimana le famiglie hanno in media 2 o piu' figli, mentre nelle società laiche la media e' di 1,7.
L'evoluzione insomma  favorisce chi crede.

1 gen 2011

2011, l'Anno del Coniglio

Via Boston.com
Il proprietario dello Malabon Zoo di Malabon, nelle Filippine, il signor Manny Tangco, davanti ai bambini afferra un cucciolo di tigre ed un cucciolo di coniglio per simboleggiare il passaggio dall'Anno della Tigre all'Anno del Coniglio.

La Monarchia affaristica italiana travestita da democrazia

Sarà capitato anche a voi di trovarvi in una discussione politica con un difensore a prescindere del governo in carica o di chi vi si oppone. Uno di quelli che prima cerca di capire da che parte state. Avrete probabilmente rilevato l'impossibilità di condurre la discussione su un confronto aperto, privo di dogmi. Ne avrete ricavato la medesima frustrazione, non tanto per l'impossibilità di smuovere l'interlocutore dai suoi credo, quanto per la triste consapevolezza che su quel fertile terreno è possibile per i nostri politici seminare qualsiasi cosa.
Creduloni? Sostanzialmente persone che hanno timore, paura di ragionare e di rendersi indipendenti. Persone che stanno a destra o a sinistra "a pelle". Messi assieme a quelli che ci stanno per puro calcolo, fanno una maggioranza. O una minoranza. Ma comunque... belante.

Il gioco delle parti è uno solo: potere per sè e per i seguaci.Polarizzare il confronto definendo almeno nella dialettica politica i due soli obiettivi "anti berlusconismo"  e "anti comunismo", è fare il gioco delle parti. Creare due fronti contrapposti per principio per cristallizzare il confronto su temi sterili e sui quali facilmente si identifica soprattutto quella parte di elettorato più ignorante o poco disposto al ragionamento, così come quello che vota per puro calcolo personale (ha una bandiera a cui richiamarsi e può nascondere i veri motivi del proprio voto).
Gli uni contro gli altri e la politica fuori. Le sedie assegnate per partito preso, per schieramento, e le scelte per il Paese - che incidono nella vita quotidiana soprattutto di chi meno ha -, quelle, rigorosamente in secondo piano.
Si tratta però di una combutta. Contro ma per tenersi fondamentalmente ognuno la propria sedia.
Lo scenario politico è condizionato - alla fine - dall'opportunismo di qualche centinaio di onorevoli che siedono in Parlamento per acquistare un potere e farlo rendere a proprio vantaggio e a vantaggio dei propri amici o compagni di affari. La carica parlamentare è un investimento che offre una rendita personale, e come tale - come ben dimostrato recentemente - un titolo passibile di compravendita. Un titolo che - nella finzione della scelta di coscienza e occultato dalle vesti del mandato personalmente attribuito all'eletto dall'elettore - cambia bottega in cambio di denaro, di incarichi professionali, di rielezione (ergo altro denaro e continuazione del potere).
Nell'era Berlusconi questo diviene palese e legittimo, accettabile ed accettato con leggerezza e ottusa complicità da buona parte degli elettori.
Che faticano a credere, o forse a capire, che la cosa pubblica e la sua gestione è un grande e appetitoso boccone per gli affaristi, per il quale gli stessi sono disposti serenamente a violare anche le norme costituzionali, oltre che le leggi ordinarie.

Gli incroci tra grandi patrimoni e cariche politiche stanno creando una forma moderna di monarchia assoluta. Da Putin a Berlusconi, pionieri delle nuove istituzioni affaristiche travestite da democrazie [...]